Tipologia B - Ambito Storico Politico Sviluppa l’argomento o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti. Se scegli la forma del «saggio breve» argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi. Se scegli la forma dell’«articolo di giornale», indica il titolo dell’articolo e il tipo di giornale sul quale pensi che l’articolo debba essere pubblicato. Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo. ARGOMENTO:
Sì o no? Il referendum per la riforma costituzionale del 4 dicembre 2016.
DOCUMENTI: I. Testo ufficiale del quesito referendario:
II. Dal sito divulgativo "www.lastessamedaglia.it" La Riforma è stata approvata perché ha ato tutti gli iter previsti dalla legge. Tuttavia, entrerà in vigore soltanto se vincerà il Sì al referendum. D’altronde, trattandosi dell’impianto strutturale delle Camere dello Stato, chiedere l’approvazione o la bocciatura popolare è il minimo indispensabile in una democrazia che si definisce tale. Il Referendum è senza quorum, quindi avrà valore anche se andassimo a votare in quattro gatti. Il Referendum NON decide se il Governo attuale sopravvive o meno. Non c’è nessun vincolo di legge che impone al Primo Ministro di dimettersi in caso di fallimento del Referendum. Non si può far decadere Renzi con questa votazione. Anche se Renzi decidesse di dimettersi in caso di vittoria del No, non saremmo comunque andati a votare contro di lui o contro il suo Governo. Questa confusione deriva dal fatto che sia Renzi che l’Opposizione hanno concentrato tutto il dibattito sull’esistenza futura del Governo e non sui contenuti della Riforma, dando così l’illusione al cittadino-elettore di poter decidere “di mandare a casa Renzi”. III. Dal sito del "COMITATO PER IL NO" Un voto sulla Costituzione non è un voto su un Governo o, peggio ancora, su una persona. Perché mentre i Governi ano e il carisma dei leader prima o poi nisce, la Costituzione resta, a dare forma e continuità ad un sistema politicosociale in continuo cambiamento. La riforma della Costituzione che siamo chiamati ad approvare o a respingere risponde ad una chiara logica di accentramento del potere. Suggerendo che sia solo occasione di spreco e di cattiva politica, la riforma svaluta de nitivamente il ruolo del Parlamento, facendone un burattino nelle mani della falsa maggioranza creata dall'Italicum. Garantisce al Governo il sostegno scontato di una Camera composta - ancora una volta - soprattutto di nominati. Consegna ad un solo partito, potenzialmente minoritario nel Paese, sia il potere legislativo sia quello Esecutivo, indebolendo i contropoteri previsti dalla Costituzione o svuotandone di fatto la portata. Si riprende molti dei poteri a dati alle Regioni e, rimandando al futuro il potenziamento elettivo degli strumenti di democrazia diretta, crea nuovi ostacoli a quelli già esistenti. IV. Manifesto del "COMITATO PER IL SI" Dopo anni e anni di sforzi vani, il Parlamento della XVII legislatura è riuscito a varare con una larga maggioranza – quasi il sessanta per cento dei componenti di ciascuna Camera in ognuna delle sei letture – una riforma costituzionale che affronta efficacemente alcune fra le maggiori emergenze istituzionali del nostro Paese. In questa nuova fase, come in quella precedente del dibattito parlamentare, i costituzionalisti, i giuristi, gli scienziati politici e gli studiosi delle istituzioni pubbliche non sono chiamati a fungere da terza istanza, bensì a offrire all’opinione pubblica strumenti per meglio orientare il proprio voto che si riassumono in questo documento di sintesi.
Il testo modifica molti articoli della Costituzione, ma non la stravolge. Riflette anzi una continuità con le più accorte proposte di riforma in discussione da decenni e, nel caso del Senato, col modello originario dei Costituenti e poi abbandonato a favore del bicameralismo paritario impostosi per ragioni prudenziali dopo lo scoppio della Guerra fredda. Né va dimenticato che la legge costituzionale di revisione del Titolo V approvata nel 2001 prevedeva che l’attuale Commissione parlamentare per le questioni regionali fosse integrata da rappresentanti delle autonomie “Sino alla revisione delle norme del titolo I della parte seconda della Costituzione”, a dimostrazione della consapevolezza che una trasformazione del Senato in camera rappresentativa delle istituzioni territoriali fosse un complemento necessario della riforma dell’impianto costituzionale delle autonomie. Nel progetto non c’è forse tutto, ma c’è molto di quel che serve, e non da oggi. Si riporta solo un breve elenco, a titolo ricognitivo. V. Dal testo "la riforma in pillole" del Comitato per il Sì. I poteri del nuovo Senato non sono chiari e questo minaccia di complicare il procedimento di formazione delle leggi. Non è vero. Il Senato potrà chiedere di occuparsi di tutte le leggi, esprimendo le proprie valutazioni, ma spetterà alla Camera la decisione nale. Mentre oggi tutte le leggi devono essere approvate dai due rami del Parlamento in un testo identico, con la riforma sarà necessario solo per pochissime leggi, specificamente elencate. Proprio per questo il testo che stabilisce i poteri delle due camere diventa un poco più lungo, ma il processo legislativo diventa molto più semplice. Forse il testo della riforma non è perfetto. Si sarebbe potuto fare meglio. Ma senza questa riforma nessun cambiamento sarà possibile per non si sa quanti anni. Con un Sì possiamo iniziare a cambiare. VI. Dal "manifesto per il NO" di Gustavo Zagrebelsky, importante studioso della Costituzione. [I sostenitori del sì] diranno che “gli italiani” aspettano queste riforme da vent’anni (o trenta, o anche settanta, secondo l’estro)
Noi diciamo che da quando è stata approvata la Costituzione – democrazia e lavoro – c’è chi non l’ha mai accettata e, non avendola accettata, ha cercato in ogni modo, lecito e illecito, di cambiarla per imporre una qualche forma di regime autoritario. Chi ha un poco di memoria, ricorda [...] quella corrente antidemocratica nascosta che di tanto in tanto fa sentire la sua presenza nella politica italiana. A costoro devono affiancarsi, senza confonderli, coloro che negli anni hanno cercato di modificare la Costituzione spostandone il baricentro a favore del governo o del leader: commissioni bicamerali varie, “saggi” di Lorenzago, “saggi” del presidente, eccetera. È vero: vi sono tanti che da tanti anni aspettano e pensano che questa sia finalmente “la volta buona”. Ma questi non sono certo “gli italiani”, i quali del resto, nella maggioranza che si è espressa nel referendum di dieci anni fa, hanno respinto col referendum un analogo tentativo, il tentativo che, più di tutti gli altri sembrava vicino al raggiungimento dello scopo. A coloro che vogliono parlare “per gli italiani”, diciamo: parlate per voi. VII. Dall'articolo "le false ragioni del NO" a cura del Comitato per il SI. DIMINUISCE I COSTI DELLA POLITICA? No, i costi del Senato sono ridotti solo di un quinto e se il problema sono i costi perché non dimezzare i deputati della Camera? Falso. I risparmi complessivi sono circa 500 milioni di Euro all’anno. Se si riducono le competenze del senato è normale ridurre il numero dei senatori. GARANTISCE LA SOVRANITÀ POPOLARE? No, perché insieme alla nuova legge elettorale (Italicum) già approvata espropria la sovranità al popolo e la consegna a una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri. Falso. La riforma non espropria nulla alla sovranità popolare e non dà nessun potere in più alla maggioranza. L’Italicum attribuisce il premio di maggioranza a chi ottiene il 40% al 1° turno, o vince il ballottaggio. Se gli elettori votano al ballottaggio, può vincere solo chi a votare ci va, come in qualsiasi sistema a doppio turno. VIII. Appello di 56 costituzionalisti per il NO. Non siamo fra coloro che indicano questa riforma come l’anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo. Siamo però preoccupati che un processo di riforma, pur originato da condivisibili intenti di miglioramento della funzionalità delle nostre istituzioni, si sia tradotto infine, per i contenuti ad esso dati e per le modalità del suo esame e della sua approvazione parlamentare, nonché della sua presentazione al pubblico in vista del voto popolare, in una potenziale fonte di nuove disfunzioni del sistema istituzionale e nell’appannamento di alcuni dei criteri portanti dell’impianto e dello spirito della Costituzione. IX. Da wikipedia, pagina "referendum costituzionale del 4 dicembre" Il referendum costituzionale del 2016 si terrà in Italia il 4 dicembre dello stesso anno per confermare o respingere la cosiddetta riforma Renzi-Boschi, contenuta nella legge costituzionale approvata dal Parlamento il 12 aprile 2016, recante «disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione». La proposta di riforma è stata approvata con una maggioranza inferiore ai due terzi dei componenti di ciascuna camera: di conseguenza, come prescritto dall'articolo 138 della Costituzione, il provvedimento non è stato direttamente promulgato per dare la possibilità di richiedere un referendum confermativo entro i successivi tre mesi, facoltà già esercitata nello stesso mese di aprile 2016. Non essendo previsto un quorum di votanti, la riforma entrerà in vigore se il numero dei voti favorevoli sarà superiore al numero dei suffragi contrari, a prescindere dalla partecipazione al voto. Sarà il terzo referendum costituzionale della storia della Repubblica Italiana dopo quello del 2001, quando vinse il «sì» con un'affluenza di circa il 34%, e quello del 2006, quando invece prevalse il «no» con una partecipazione del 52,5%. Complessivamente avrà luogo durante la 23ª consultazione referendaria svolta in Italia e sarà il 72º quesito sottoposto agli elettori.