Squali: Wild West 8 3d6x5f

STAGIONE 2 VOLUME 3

Stefano Di Marino

Squali

Racconto lungo

Prima edizione febbraio 2016 ISBN 9788865306017 © 2016 Stefano Di Marino Copertina: Olivier Le Queinec Edizione ebook © 2016 Delos Digital srl Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano Versione: 1.0 Font Stardon Stencil Bold by Vernon Adams, SIL Open Font Licence 1.1

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate. Informazioni sulla politica di Delos Books contro la pirateria

Indice

Il libro

L'autore

Squali

Nelle puntate precedenti

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Capitolo 14

Capitolo 15

Capitolo 16

Delos Digital e il DRM

In questa collana

Tutti gli ebook Bus Stop

Il libro

Tra i vicoli di New Orléans, Wild Bill e Raquel si scoprono alleati.

Wild Bill e i suoi amici si sono uniti alla bella Raquel che è in possesso della chiave per arrivare all’oro di Coronado. Ma l’albino non ha intenzione di lasciarli procedere. Con l’aiuto della Tong ha riservato loro un destino terribile che arriva dal mare.

L'autore

Stefano Di Marino è uno dei più prolifici e amati narratori italiani. Viaggiatore, fotografo, cultore di arti marziali da anni si dedica alla narrativa popolare scrivendo romanzi e racconti di spy-story, gialli, avventurosi e horror. Ha scritto saggi sul cinema popolare e curato numerose collane di dvd e vhs dedicate alla fiction di intrattenimento. Per Delos Digital cura e scrive la collana Dream Force. È autore della prima stagione di Wild West.

Dello stesso autore

Stefano Di Marino, Peccati mortali Dream Force ISBN: 9788867750481 Stefano Di Marino, Affari proibiti Dream Force ISBN: 9788867750498 Stefano Di Marino, L'isola delle mantidi Dream Force ISBN: 9788867750580 Stefano Di Marino, Femmine carnivore Dream Force ISBN: 9788867750603 Stefano Di Marino, La preda Dream Force ISBN: 9788867751310 Stefano Di Marino, Mercanti di schiave Dream Force ISBN: 9788867751525 Stefano Di Marino, 100 femmine sul ghiaccio Dream Force ISBN: 9788867751648 Stefano Di Marino, La contessa nuda Dream Force ISBN: 9788867752003 Stefano Di Marino, Profondo blu Dream Force ISBN: 9788867752256 Stefano Di Marino, La sirena insanguinata Dream Force ISBN: 9788867752379 Stefano Di Marino, Idoli di smeraldo Dream Force ISBN: 9788867754182 Stefano Di Marino, L'eroe prima di tutto Scuola di scrittura Scrivere action ISBN: 9788867754618 Stefano Di Marino, L'intreccio Scuola di scrittura Scrivere action ISBN: 9788867754823 Stefano Di Marino, La moglie infedele Dream Force ISBN: 9788867754953 Stefano Di Marino, Ambientazioni e materiali Scuola di scrittura Scrivere action ISBN: 9788867755059 Stefano Di Marino, Nemici e comprimari Scuola di scrittura Scrivere action ISBN: 9788867755271 Stefano Di Marino, La cacciatrice Dream Force ISBN: 9788867755288 Stefano Di Marino, Il momento dell'azione Scuola di scrittura Scrivere action ISBN:

9788867755523 Stefano Di Marino, La morte aspetta nel buio Dream Force ISBN: 9788867755462 Stefano Di Marino, Bambole invisibili Dream Force ISBN: 9788867755721 Stefano Di Marino, Trappole orientali Dream Force ISBN: 9788867756186 Stefano Di Marino, Triangolo d'oro Dream Force ISBN: 9788867756322 Stefano Di Marino, Come scrivere spy story Scuola di scrittura Scrivere narrativa ISBN: 9788867756704 Stefano Di Marino, Tentazioni boeme Dream Force ISBN: 9788867757084 Stefano Di Marino, La gatta ladra Dream Force ISBN: 9788867757206 Stefano Di Marino, Ragazze di buona famiglia Dream Force ISBN: 9788867758210 Stefano Di Marino, Il padrone delle rondini Dream Force ISBN: 9788867758371 Stefano Di Marino, Il manuale delle armi da sparo Scuola di scrittura Scrivere action ISBN: 9788867758548 Stefano Di Marino, Rinnegati Wild West ISBN: 9788867759187 Stefano Di Marino, Assalto al treno Wild West ISBN: 9788867759293 Stefano Di Marino, Rio Bravo Wild West ISBN: 9788867759385 Stefano Di Marino, Deserto di quarzo Wild West ISBN: 9788867759422 Stefano Di Marino, El castillo Wild West ISBN: 9788867759590 Stefano Di Marino, Kill the Gringo Dream Force ISBN: 9788867759682 Stefano Di Marino, Salvate Amanda Dream Force ISBN: 9788865305379 Stefano Di Marino, Gold Town Wild West ISBN: 9788865305874 Stefano Di Marino, Seminoles Wild West ISBN: 9788865305928

Nelle puntate precedenti

Wild Bill Hancock, sempre sulle tracce dell’assassino della sua famiglia, Max Donovan, si fa convincere dagli amici Grissom e Kinnock a partecipare a un’indagine sul contrabbando d’armi in Florida tra un losco trafficante Talbot e le tribù Seminoles asserragliate nelle paludi. Durante l’indagine incontra però Raquel Stoner, anche lei come Donovan sulle tracce del famoso tesoro di Coronado che si trova proprio al centro delle Everglades.

1

New Orléans

– Mi piacerebbe dire che in questa storia ci sono finita per caso, ma non è così. – Raquel Stoner abbassò appena le palpebre con un gesto di imbarazzo e sottomissione. Quando tornò a guardare gli uomini seduti intorno a lei seppe che li aveva in pugno. Era un dono che aveva fin da bambina. In un modo di violenza era importante saper sparare diritto, ma concedersi quel piccolo vantaggio sugli uomini era fondamentale. Le aveva consentito di farsi una vita partendo dai localacci di Saint Louis sino a una ricca fattoria del Texas e di sopravvivere al Deserto di Quarzo. E adesso si trovava lì con quegli uomini violenti e spietati, dominati dall’idea di una missione, di una vendetta. Uomini senza una donna da troppo tempo. Doveva giocare bene le sue carte perché aveva bisogno di alleati. – Ci spieghi – disse Wild Bill che sembrava il più coriaceo, un uomo affascinante secondo i criteri di Raquel ma anche pericoloso, ossessionato. Un uomo profondamente ferito che, anche se non voleva ammetterlo, l’attirava. Non giocò sporco con lui. Si limitò a guardarlo fisso in volto senza atteggiarsi a ciò che non era. – Ci sono cose che dovete sapere, che non vi ho detto quando mi avete liberata da quei banditi in Messico. – Sarebbe gentilese ci informasse – osservò Grissom versandole da bere un bicchiere di cordiale. Si trovavano in una stanza bene illuminata di una casa che i quattro uomini avevano scelto come quartier generale delle loro operazioni a New Orléans. Dopo il gelido abbraccio dei moli di Algiers, dall’altro lato del fiume, l’alone caldo delle lampade infondeva sicurezza. Era diffuso un odore di liquore e di fumo. Kinnock e Spade osservavano in silenzio, ma anche loro erano come stregati dalla bellezza altera della sconosciuta. Raquel Stoner era una donna particolare, anche per i salotti di New Orléans. Alta, i tratti regolari anche

se marcati da una decisione che traspariva dagli occhi verdi e trovava nella bella curva delle labbra carnose una affermazione di volontà. Nel West di solito le donne erano vittime, incapaci di difendersi. Lei, invece, sembrava essere pronta a sfidarli tutti. Lei prese il bicchiere, si inumidì le labbra e accettò una sigaretta da Grissom che di tutti era il più giovane e facilmente influenzabile dal fascino di una donna raffinata. Gli sorrise sbattendo le ciglia ma si accorse che Wild Bill era rimasto imibile. Era lui che doveva convincere. Ci sarebbe riuscita a ogni costo. – Il mio nome è Raquel Dubois, vengo da Saint Louis, in Pennsylvania, e sono cresciuta nei locali – si interruppe un istante lasciando che l’immaginazione di quegli uomini fe il resto. Non aveva bisogno di specificare. – Alcuni anni fa ho incontrato un uomo, Barrington Stoner che ha voluto sposarmi. Qualcuno potrebbe dire che mi ha comprata, ma a me non interessa. Questa è la Frontiera e ognuno si arrangia come può. Voi lo sapete – lanciò uno sguardo agli uomini e ricevette occhiate di comprensione. C’era chi uccideva a sangue freddo per restare in vita. – per diversi anni ho vissuto nel lusso, pagando un prezzo ma questo è un problema della mia coscienza. Poi mio marito è caduto da cavallo e si è rotto la schiena. L’ho vegliato sino alla fine. Per questo ha voluto farmi un regalo. Un segreto. Quello della sua ricchezza. Anni prima, aveva derubato un monastero in Messico, quello che avete conosciuto come El Castillo. Il suo complice, un prete rinnegato si fece chiamare il Monaco e cominciò una attività criminale. Ma Barrington aveva con sé un amuleto, una croce d’argento chiamata la Croce di Coronado. Attraverso di essa al Castillo è stato possibile recuperare un contenitore di cristallo che conteneva la mappa per trovare il resto delle ricchezze che i conquistadores spagnoli rubarono delle città dell’oro. Nella confusione del vostro attacco riuscì a recuperare quel contenitore che ho fatto aprire da un costruttore di lenti. Purtroppo la mappa si è sfaldata, ma ho avuto modo di vendere che Coronado aveva nascosto il suo tesoro da qualche parte nelle Everglades, in Florida. Wild Bill intercettò gli sguardi dei suoi compagni. Finalmente tutta quella faccenda cominciava ad acquisire un senso. – Dove? – domandò Kinnock. – In realtà non lo so. Ma deve trattarsi di una sorta di camera chiusa della quale io ho la chiave.

– E Max Donovan sapeva tutto questo? – volle sapere Wild Bill. Lei si interruppe per un istante, di nuovo abbassò gli occhi come per confessare qualcosa di imbarazzante poi tornò a guardarli tutti implorante. – Era presente quando il Monaco parlò del tesoro e della chiave. Non è riuscito ad appropriarsene in seguito alla sparatoria. Ma avendo ritrovato le sue tracce qui, speravo di poterlo seguire. Io credo che lui sappia dove si nasconde il tesoro. Dicono che vada spesso nelle Everglades, per curare gli affari del suo amico contrabbandiere, Talbot. Ma io penso che abbia uno scopo segreto. – Il tesoro di Coronado – suggerì Grissom. – Ma non ha la chiave. Io ce l’ho. Calò il silenzio. Ognuno ragionava in fretta. Wild Bill si alzò accese un sigaro con la fiammella di una lampada e si voltò a guardare Raquel senza simpatia. – Perciò ci sta proponendo una società? – Sì – rispose lei con determinazione. – Io non so che problemi abbiate con Donovan ma è chiaro che siete venuti qui per affrontarlo. Io vi chiedo solo di unirmi a voi, se andrete nelle Everglades. Insieme regoleremo i nostri conti e potremo anche mettere le mani sul tesoro di Coronado. So cavarmela, lo avete visto, e sono determinata. Io ho quella chiave, aiutatemi a trovare quel nascondiglio e divideremo. Avidità, ammirazione ma anche diffidenza. Raquel colse tutti quei sentimenti tra gli uomini che la circondavano. Non le sfuggiva, come di certo non sfuggiva a loro che, proprio quella notte, si erano salvati per merito suo e che, adesso Donovan sapeva della sua presenza in città. E lei stessa era in pericolo. Stava giocando una pericolosa partita. Se l’avessero allontanata sarebbe stata in una brutta situazione. Ma, per quanto violenti, quelli erano uomini d’onore. Lei sapeva giudicarli, gli uomini e contava su quello. – D’accordo – disse infine Wild Bill. – Dov’è questa chiave? – L’ho nascosta nel mio albergo, non molto lontano da qui. Ma devo andare a

recuperarla insieme alle mie cose. Chi di voi mi accompagna? – Vengo io, signora – si offrì galantemente Grissom, prima che gli altri potessero dire qualcosa. Wild Bill forse avrebbe voluto obiettare qualcosa, ma non lo fece. Si limitò a tirare una boccata di fumo e assentì.

2

Talbot scaricò la cenere del sigaro nella pietra scavata che stava appoggiata sul ripiano del suo studio. Dire che era furioso, era un eufemismo. Scrutò l’albino in piedi di fronte a lui con atteggiamento minaccioso. – Mi vorrai spiegare che cosa è capitato? Speravo che potessimo liberarsi di quei ficcanaso con discrezione e guarda cosa è successo… Salomon è morto, loro sono fuggiti e la polizia mi ha tenuto in piedi sino a ora per dare spiegazioni. – È avvenuto fuori dal locale, no? – rispose spavaldamente Donovan. – Una rissa tra ubriachi. – Un accidenti. Solomon era in gamba. – Certo – ghignò Donovan – per questo si è fatto ammazzare. Talbot gli rimandò uno sguardo feroce. L’albino si affrettò a cambiare tattica, litigare con il suo socio non era opportuno. Non in quel momento. – D’accordo, se non fosse stato per l’intervento di quella ficcanaso, Raquel Stoner, sarebbero in fondo al canale. Ma così è andata e così dobbiamo accettarla. Dobbiamo concentrarci sulle necessità pratiche, piuttosto. L’uomo d’affari si riaccese il sigaro con aria nervosa. – E sarebbero? – Cane Nero e i suoi amici selvaggi aspettano un carico di armi – disse Donovan venendo al punto. Di tutta la faccenda del tesoro non riteneva di dover fare parola con l’affarista. Erano questioni sue. – Abbiamo una commessa per duecento fucili e munizioni. E altri ne compreranno non appena avranno visto come funzionano i nuovi giocattoli. – Ma pagheranno?

Per tutta risposta Donovan scaricò sul ripiano della scrivania un sacchetto di pelle che tintinnò rumorosamente. Con avidità Talbot si affrettò ad aprirlo. All’interno cera una pila di monete d’argento e un paio di gioielli, sicuramente frutto di qualche rapina. – Con quelle armi i bucanieri di Cane Nero e i loro amici Seminoles possono mettere a ferro e fuoco l’intera regione. Questo è un anticipo. Talbot soppesò le monete, poi da un cassetto estrasse una lente da gioielliere ed esaminò il pendente. – Sembra autentico – commentò senza compromettersi. – Credi che ci si possa fidare? – Di Cane Nero? Come di un serpente a sonagli, ma è un uomo capace di vedere dove sta il suo interesse. Finché gli forniremo fucili e munizioni starà ai patti; per questo è prudente non consegnarglieli tutti in una volta. – Allora farai bene a metterti in marcia. Il primo carico ti aspetta a Tampa tra tre giorni, provvedi che tutto vada per il meglio. Soddisfatto, l’albino assentì lasciando il pagamento sul tavolo. – E quei ficcanaso? Credo che sia la Pinkerton ad averli messi sulle nostre tracce. Se non avessimo ucciso quel loro agente… Prima che Donovan potesse rigirare la frittata e dar la colpa a Talbot, questi compì un gesto nervoso con la mano. – Ci ho già pensato. Ho diversi agganci con la malavita della città. Tu sparisci e porta a destinazione quelle armi, al resto penso io. Donovan ritenne più prudente commentare con un grugnito. La presenza di Raquel Stoner gli aveva fatto venire in mente che, al Castillo, la donna aveva sottratto quel prezioso cilindro che di certo aveva degli elementi utili per la ricerca del tesoro di Coronado. Era sicuro che le loro strade si sarebbero incontrare in un territorio a lui favorevole. Mentre scendeva in strada pensò che era meglio che Talbot non sapesse nulla e regolasse la questione con quegli impiccioni a modo suo. Dopotutto New Orléans era territorio suo.

3

Wild Bill si appoggiò al davanzale della finestra con un bicchiere di whisky e il sigaro ancora ardente. Guardava le luci del fiume nel tentativo di decifrare i misteri di quella città che gli pareva immensa a metà tra la terraferma e il mare che distava solo poche decine di miglia. Era uno scenario nuovo anche per lui. Ma non era questo che lo preoccupava. – Non ti fidi di quella donna? – domandò Kinnock venuto a raggiungerlo con il suo bicchiere. Wild Bill rifletté sulla domanda, poi alzò le spalle. – Dal primo momento che l’ho vista, Raquel Stoner mi è sembrava una fonte di guai. – Perciò ti piace… Si sorrisero. – È una femmina affasciante. Anche se a volte penso che nel mio mondo non c’è più spazio per certe cose. – Solo la vendetta – commentò amaramente il gobbo. – Solo la vendetta – ripeté lui guardando nel vuoto. – Per questo l’hai lasciata andar via con il ragazzo? – Il ragazzo sa cavarsela – commentò Wild Bill. – Da quando è venuto con noi in Messico è diventato un uomo. L’altro ridacchiò. – Oh, per quanto riguarda le sparatorie sicuro. L’ho visto io qualche mese fa quando davamo la caccia a una banda di Aravaipas. Ma le donne, certe donne sono degli ossi duri. – Di che cosa hai paura?

– Non lo so – fece il gobbo. – Ma sono portato a darti ragione, quella donna porterà guai. – Allora perché abbiamo accettato il suo aiuto? – Perché da sola sarebbe morta prima di domani. È sulla lista nera di Donovan. E poi non dirmi che l’idea del tesoro non ti solletica almeno un po’. Wild Bill preferì non rispondere.

4

Il quartiere dove si trovava l’albergo di Raquel era elegante e relativamente tranquillo. C’erano dei locali aperti anche a tarda notte, la musica non era troppo rumorosa e non c’erano ubriachi in giro. Qualche carrozza ava sul terreno lastricato. Grissom si sentiva vagamente imbarazzato ma era una sensazione piacevole. La bella signora lo aveva preso sottobraccio, aveva ancora un buon profumo e, con un poco di fantasia avrebbe potuto fantasticare su un appuntamento galante. Invece lei pensava ad altro. – Il suo amico Wild Bill è starno. Sembra che non gli piacciano le donne. Grissom sorrise. – Credo che non gli piaccia la razza umana, a volte. Prova un profondo risentimento verso se stesso. Si sente in colpa per cosa terribili delle quali non ha colpa. – Ho sentito che una volta per sbaglio ha ucciso un suo vice. – Temo che quella sia una delle cose imperdonabili dalla sua coscienza. In verità da quando i guerriglieri nordisti hanno massacrato la sua famiglia durante un raid si tormenta. – E l’albino era con loro. Grissom si fermò sotto la luce di un lampione. – Era il loro capo. Wild Bill ha accettato per potersi vendicare. In realtà la nostra è una missione per il governo, ma tutti hanno un secondo fine. Lei gli indirizzò uno sguardo fisso. – E lei? Grissom non poté resistere. Inebriato dal profumo, vinto dalla tensione del combattimento superato poco prima e ipnotizzato da quegli occhi così intensi

non volle né seppe opporre resistenza. La prese tra le braccia e la baciò. Lei rispose con trasporto, non perché provasse nulla in verità, ma perché in quel momento le sembrava la strada migliore per ottenere ciò che voleva. Si sciolsero ansanti dopo qualche istante. – Mi perdoni, Raquel… Lei gli ò la mano sul viso con una carezza dolce. – Non è il primo, glielo assicuro… e neppure il più ruvido. Lei è una brava persona. Non mi ha detto il suo nome di battesimo. – Michael – disse lui con l’entusiasmo di un ragazzino. – Bene, Mike – fece lei – terremo per noi questo segreto. Non complichiamo ulteriormente le cose. Se un ‘ombra di disillusione ò nella mente del giovane non lo lasciò vedere. – D’accordo – disse saggiamente. – Adesso sarà meglio che ci sbrighiamo. – Impiegherò pochi minuti – fece lei indicando la porta dell’albergo. – La prego mi aspetti qui e vegli che non ci sia nulla di normale. Questa città mi mette paura. Prima che Grissom potesse obiettare qualcosa era già sparita all’interno della vetrata colorata dell’ albergo. E lui rimase lì sull’angolo della strada a darsi dell’idiota. Era evidente he se mai Raquel aveva interesse per un uomo era per Wild Bill che neanche la vedeva. E allora perché non si era opposta a quel bacio? Pensare che per lei era cosa comune era offensivo, anche se il giovane si rendeva conto che era proprio così. Si accese una sigaretta osservando la strada. Un domestico cinese con una buffa calottina nera spazzava il marciapiede. arono un paio di carrozze. Nel tempo in cui Raquel impiegò a riprendere le sue cose le luci si affievolirono, la folla nella via si diradò e la notte scese

completamente anche su quella zona di New Orléans. Alla fine Grissom era contento di quell’avventura. Era tutto un mondo nuovo che si apriva difronte a lui. Una nuova serie di esperienze dalle quali sperava di apprendere qualcosa. E poi il segreto pensiero di quella donna bellissima che avrebbe potuto concederglisi ancora. Il tesoro favoloso sepolto tra le paludi, lo eccitavano, portando lontano la mente.

5

Fece male perché Talbot era un uomo potente e organizzato. I suoi contatti con la rete dei “reclutatori” non si limitava a far sparire qualche disgraziato fuori da una casa da gioco o da una fumeria. I Tong, i gruppi armati della malavita cinese, arrivati sin là dalla California, costituivano un’invisibile ma potentissima rete di informatori. Il vecchio domestico che Grissom aveva visto spazzare davanti all’albergo era stato avvisato. Non appena fu certo di non essere visto, sparì in un vicolo e andò ad avvisare un ragazzino che raccattava immondizie. Il piccolo schizzò via per portare la notizia dell’avvistamento dei due diavoli stranieri ricercati sino al Palo Rosso, il capo della banda locale.

6

Grissom non mascherò un sorriso di ammirazione quando Raquel uscì dall’albergo pronta per una nuova avventura. In pochi minuti l’elegante signora che si era mescolata con la folla della Casa Roja aveva lasciato spazio alla westerner, pronta a ogni durezza della Frontiera. Indossava un paio di larghi pantaloni da Cavallerizza, alti stivali di pelle e una camicia di flanella con una giacca di pelle a frange. In testa portava un bel cappello largo sotto il quale aveva radunato i capelli. Il suo bagaglio era ridotto a una sacca che teneva disinvoltamente sulla spalla e al fianco aveva un cinturone al quale era assicurata una Remington a canna lunga con il calcio di madreperla. Sorrise, visibilmente compiaciuta dello sguardo del giovane. Lo prese sotto un braccio e gli strizzò l’occhio. – Andiamo, Mike… o faremo tardi e i nostri amici si impensieriranno. Troppo imbarazzato per articolare una risposta coerente, lui bofonchiò un complimento. Insieme ripresero la via del ritorno. Sul selciato i loro i rintoccavano. In un tempo estremante breve le strade si erano vuotate. Dopo un giardino si ritrovarono su una eggiata lungo il fiume illuminata saltuariamente solo da radi lampioni. Tra un cono luminoso e l’altro c’era solo il buio. Raquel volle essere informata sulla missione e Grissom aveva appena cominciato a spiegarle la complessa indagine partita dal furto dei nuovi fucili a Fort Bliss quando udì un rumore inaspettato e sospetto. Si volse interrompendo la frase a metà, ma vide solo il buio. – Che cosa c’è? – chiese lei. – Niente – disse lui con un certo nervosismo. – Acceleriamo il o.

Senza opporsi, la giovane donna obbedì. Di colpo il lungofiume era diventato inquietante. Pochi i dopo udirono uno sciaguattare di remi nell’acqua oltre al parapetto. Una fascio luminoso salvia da una lampada sino al livello della strada. Per curiosità Grissom si avvicinò al margine della strada. Vide una grande barca di legno parzialmente coperta. A prua su un palo era fissata una lampada a olio. Sotto si intravedevano le ghigne di alcuni mariani cinesi. Facce poco raccomandabili. E di nuovo udirono quel rumore di i, alle loro spalle. – Mike! – esclamò la ragazza. Il tenente si volse con la mano che già correva alla pistola. Fece appena in tempo a rendersi conto che, approfittando dell’oscurità erano stati circondati. Notò che i loro aggressori erano tutti cinesi. Banditi da strada o “reclutatori” non aveva importanza. Non erano animati di buone intenzioni. – Via di qui, Raquel – gridò il giovane perdendo tempo per avvisarla invece di reagire subito. Non ebbe modo di estrarre la Colt US Army da sotto la giacca. Il più vicino dei cinesi gli sferrò un corto ma dolorosissimo calcio all’interno del ginocchio, poi fu un mulinare di braccia e di gambe delle quali il giovane non si rese conto. Perse la pistola e cadde in un pozzo oscuro. Raquel, invece aveva già estratto la sua Remington. Teneva saldamente il bagaglio con l’altra mano e lo usò come corpo contundente centrando la tempia del più vicino dei cinesi. Scappò di qualche o, poi si volse senza preavviso e alzò il cane della pistola. Esplose un fragoroso colpo nella notte. Centrato in pieno il più vicino dei suoi inseguitori fu scalciato indietro sul terreno.

Già dal fondo della strada si udiva il fischio di una pattuglia di ronda attirata dal trambusto. Raquel fu tentata di scappare ma non poteva lasciare Grissom nei guai. Due cinesi lo avevano sollevato come un sacco di patate e lo stavano calando oltre il parapetto. – Fermi! – intimò alzando la pistola. Ma gli altri si erano riorganizzati. Dal nulla una mano le afferrò il polso torcendoglielo. L’articolazione del mignolo cedette con uno schianto. Raquel provò un dolore atroce salirle sino al gomito e perse la pistola. Poi colpirono alla nuca con un manganello anche lei. In meno di due minuti l’avevano imbarcata esanime sulla lancia che, spenta la luce, si allontanò. Il resto dei rapitori si dileguò nel nulla. Arrivava la polizia e non c’era stato modo di far sparire il cadavere del cinese. Non aveva grande importanza. Quei viali erano frequentemente battuti da malavitosi stranieri. Nessuno avrebbe potuto risalire a Talbot. Almeno così speravano…

7

Raquel Stoner rinvenne con una sensazione di dolore lancinante alle braccia. Immediatamente dopo alle narici le arrivò un odore di vegetazione decomposta, umidità e acqua salmastra. Batté le palpebre e cercò di divincolarsi ma uno trappo alle articolazioni delle braccia le fece comprendere impietosamente in quale brutta situazione si trovava. Sbarrò gli occhi e inspirò una zaffata di aria fetida. Intorno a sé vedeva luci e ombre ma era chiaro che era appesa per i polsi a una trave. Le gambe si agitavano nel vuoto. – Mike – chiamò a mezza voce il suo compagno che, ancora privo di sensi, era prigioniero nella sua stessa posizione a un paio di metri da lei sulla stessa trave. – Si risveglierà, Raquel, non si preoccupi – fece una voce conosciuta. – Siete in buone mani. – Porco! – esclamò lei con quanta energia le era rimasta e ben consapevole dell’inutilità di quell’insulto. In realtà c’era poco da sperare. In piedi su una terrapieno di cemento Max Donovan la sfidava. In pugno aveva una lunga frusta nera arrotolata in una mano. Gli occhi erano coperti dalle lenti tonde e viola che la ragazza ricordava di aver visto nel deserto. Si trovavano in una specie di capanna che copriva un tratto di fiume che scorreva lentamente. – Pochi lo sanno, ma in questa regione del lago Borgne, alla foce del Mississippi, le acque dolci s’incontrano con quelle salate. È una regione magnifica, selvaggia che permette incontri interessanti. Dalla bocca di Grissom venne un lamento. Il giovane ufficiale si stava riprendendo.

– Immagino che non ci abbia portati qui per farci una lezione sulla natura del posto – sfidò Raquel. L’albino sogghignò. – Mi è sempre piaciuto il suo spirito. Sempre combattiva, una ribelle. Molto più forte di molti uomini che ho incontrato. Peccato non poterle proporre un’alleanza. L’ultima volta si è rivelata una serpe e non intendo correre altri rischi simili. – E allora che cosa vuole da me? L’albino andò a prendere la sacca da viaggio dalle mani di uno dei cinesi che stavano come schierati in silenzio sui due lati del canale coperto. Erano armati e le espressioni non lasciavano intravedere nulla di buono. atasi la frusta sulla spalla, Donovan rovesciò il contenuto della borsa di Raquel sul cemento. Ne uscirono abiti e cianfrusaglie femminili ma, alla fine l’albino trovò ciò che cercava. Era il cilindro di metallo e vetro sottratto al Castillo. Era stato chiaramente aperto e parte del suo contenuto si era rovinato ma era ancora presente una sorta di lunga chiave metallica che il bandito estrasse e si ò tra le dita. – Questa, suppongo, abbia un certo valore. C’era anche una mappa? – È andata distrutta. Nessuno potrà mai sapere l’esatta ubicazione del tesoro di Coronado – sibilò la prigioniera. Max Donovan sorrise. – Il fatto che lei e i suoi amici siate qui, mi dice però che almeno un indizio l’avete. Forse lo stesso che ho raccolto io. Poco conta – disse facendo sparire il cilindro con al chiave nella tasca interna dello spolverino. – Di questo mi occuperò io. Per voi tutti la caccia al tesoro termina qui. – Che cosa vuol farci? – Io? – rise Donovan. – Ma niente. Vi lascio nelle mani dei miei amici della Tong. Loro, per dire la verità speravano di vendervi a qualche trafficante di donne nel suo caso e a un mercantile in partenza per quel che riguarda il vigoroso tenente Grissom. Io sono convinto invece che sia meglio che spariate nel nulla. Per un istante calò un silenzio lugubre rotto solo dallo sciabordio delle acque del

canale. – Grissom ha ucciso uno di loro, e questa è ritenuta una grave offesa. Questi uomini vogliono una compensazione e noi gliela forniremo. Uno spettacolo terrificante. Senza aspettare oltre Donovan liberò la frusta. La fece schioccare nel vuoto un paio di volte traendone un suono raggelante mentre la correggia si allungava come un serpente. Raquel fece del suo meglio per non urlare ma le due scudisciate che la colsero alla schiena lacerandole la giacca e la camicetta erano più di quanto fosse in grado di sopportare. Donovan non si serviva di una semplice frusta ma di una correggia annodata che provocava dolorosissime lacerazioni sulla pelle. Poi toccò a Grissom che ricevette un trattamento ancora più feroce. Cinque colpi che lo costrinsero a inarcarsi. Fece del suo meglio per trattenere le urla, ma alla fine fu costretto a cedere. Il suo lamento si propagò per la palude mentre dal suo corpo e da quello di Raquel il sangue colava verso il basso. Visto che le ferite erano ampi sbraghi in una zona fortemente irrorata l’acqua si tinse di rosso. – Come dicevo – fece Donovan – questa è una zona particolare. Le acque dolci del lago lasciano il posto a quelle salate della corrente del Golfo. Tra poco il vostro sangue viaggerà con la corrente. Da queste parti vive una particolare varietà di squali, i Grotto, sono piccoli e brutti, sembrano dei maiali che nuotano. Possono vivere sia in acque dolci che in quelle salate. Sono ferocissimi. Impiegheranno un po’ a distinguere il sapore del sangue nell’acqua, ma alla fine arriveranno qui – disse indicando un cinese alto e magro con un machete. – Lascio a Shu–Hua il piacere di scegliere quale dei due, o quale pezzo di voi, gli squali grotto potranno assaggiare per prima. Ma vi assicuro che i vostri amici non vi ritroveranno mai. Quanto a me… mi aspetta un lungo viaggio. Non amo particolarmente gli spettacoli violenti. Preferisco immaginarli. Con un gesto di derisione si toccò il cappello e si allontanò. Raquel avrebbe voluto urlare ma la paura la paralizzava. Intorno a loro, come lugubri monatti, i cinesi montavano la guardia. Il sangue colato nella corrente si spandeva verso l’esterno. Quanto tempo avrebbero impiegato gli squali ad arrivare?

8

Trascorso un intervallo di tempo ragionevole nessuno aveva più avuto dubbi. A Raquel e a Grissom era capitato qualcosa di spiacevole lungo la strada. Wild Bill, Kinnock e Spade si erano precipitati verso l’albergo indicato dalla giovane donna come sua residenza. Sull’alzaia lungo il fiume avevano avuto la prima brutta notizia. C’era un assembramento di curiosi e poliziotti oltre che un carro ambulanza che stava caricando un cadavere. Facendosi largo a spintoni, arrivarono sul luogo dello scontro. Qui, per fortuna, Spade incontrò un agente di polizia che conosceva. – Sembra che si sia stato un rapimento – disse l’uomo – ma nessuno ha visto bene di chi si trattava. Si sono uditi degli spari e di certo i rapitori avevano fretta perché si sono allontanati su una barca lungo il fiume lasciando un compagno sul terreno. – Possiamo vederlo? – fece il detective della Pinkerton. Il poliziotto non era molto propenso a far immischiare dei civili nelle faccende della polizia municipale, ma conosceva Spade di fama e acconsentì con un brusco cenno della testa. Fermò i portantini e tirò indietro il telo di ruvido panno che coprivi il cadavere del cinese. Wild Bill e Kinnock guardavano senza capire. Per loro, non esperti di quella città, un cinese era solo un cinese. Non erano neanche sicuri che i due sequestrati fossero i loro amici benché l’assenza di un qualsiasi segnale della loro presenza fosse già una preoccupante indicazione. Ruvidamente Spade sollevò la camicia inzaccherata di sangue del cinese. Il proiettile gli aveva perforato un polmone e raggiunto il cuore. Avevano sparato

quasi a bruciapelo. La morte era stata immediata. Ma non era questo che interessava l’uomo della Pinkerton. – Guardate – disse indicando alcun i disegni incidi sulla pelle con l’inchiostro. – Questi sono simboli rituali. Questo non è un semplice ladro da strada ma è un ‘uomo–scure’ un sicario del gruppo criminale cinese che si chiama Tong. Questi tatuaggii lo identificano come un membro del Tong del Fulmine Rosso. – E questo di può aiutare? – Tutti lo sanno che in città Talbot fa affari con quelli del Fulmine Rosso. – Ehi, un momento! – intervenne il poliziotto che sino a quel momento li aveva lasciati fare. – Non cominciate a mettere in mezzo il signor Talbot. È una personalità, questi sono solo dei rubagalline. Spade rivolse uno sguardo ai suoi compagni come per dire: “ Che cosa vi avevo detto?’. Prese da parte il poliziotto e parlò sommessamente con lui. A Wild Bill e a Kinnock non sfuggì che nella mani del polizotto erano ate diverse banconote. Spade arrivò da loro, trafelato. – Ho dovuto ungere un po’ di ruote. Talbot è una persona potente e ha informatori dappertutto. Per me non ci sono dubbi, questi i cinesi hanno agito per ordine suo. O di Donovan. – Che ci resta da fare? – Il mio amico è avido ma non disonesto, almeno non sino a un certo punto. Mi ha indicato una loggia del Fulmine Roso dove potremo trovare informazioni. Ma dobbiamo muoverci. Il rapimento risale a quasi due ore fa, spero che siamo ancora in tempo per salvare i nostri amici. – Che cosa aspettiamo, allora? – disse Wild Bill con la mano sulla pistola. Soprattutto non si perdonava di aver lasciato andare Grissom al posto suo.

9

La sala da gioco era nascosta dietro una lavanderia nel pieno del quartiere cinese. Vi erano arrivati in meno di mezz’ora e, complice la preoccupazione per la sorte dei loro compagni, l’eccitazione era al massimo. Spade si protese da un angolo di strada. Il crocicchio era semibuio a eccezione di un paio di locande dove si vendeva cibo all’aperto a tutte le ore. File di polli laccati pendevano introno a cucine improvvisate dove uomini e donne chiacchieravano. L’edificio che indicò Spade era sormontato da una scritta che diceva Ming-lo Laundry. Una delle tante lavanderie per cui i cinesi erano famosi in tutto il sud degli istati uniti. Attraverso i vetri smerigliati si intravedevano delle luci interne, ma non erano quelle che attiravano l’attenzione dell’uomo della Pinkerton. – Ecco – disse indicando un cilindro di carta di riso bianca e verde con una candela all’interno che creava un effetto di luminescenza. Girava, azionato da un meccanismo nascosto sull’ingresso della lavanderia. – Quello è un segno dei Tong, vuol dire che Ming-lo, quello che chiamano il ‘Capo della Collina’, il boss della gang sta giocando a mahjong con i suoi uomini. Li beccheremo tuti. Mi raccomando, è gente dura e vanno strapazzati. Non fate complimenti. Di sicuro lo sanno dove sono i vostri amici. Wild Bill e Kinnock non avevano bisogno di ulteriori esortazioni. Il tempo scorreva implacabile. Attraversarono la strada. Il mulattiere aveva con sé una doppietta caricata a pallettoni. Wild Bill aveva già la Dragoon in pugno e Spade aveva le due pistole Scophield 45, più compatte ma altrettanto micidiali, adatte al combattimento in ambiente urbano. Nella strada non si udiva un suono. Il segnale luminoso girava con un ronzio . Accostando l’orecchio al battente Wild Bill udì una sorta di gracchiare continuo

intervallato da esclamazioni in una lingua che identificò come cinese. Erano le tessere del mahjong che costruivano una variante delle carte in una gioco che, molto semplicemente poteva sembrare il ramino. Kinnock non amava perdere tempo. Con un colpo del calcio del suo fucile fece saltare la serratura. Trattennero il fiato durante lo schianto ma non accadde nulla. Spade appoggiò la canna di una pistola sul battente e lo spinse verso l’interno. Furono accolti da una stanza lunga e buia. Rimasero appostati con le armi pronte al tiro per qualche secondo, giusto il tempo di lasciare che la visione notturna si abituasse all’ambiente. La stanza era occupata tra tre file di macchine per cucire e altri armamentari per la lavanderia. Tutto fermo a quell’ora. Nell’aria aleggiava un odore di sapone da poco prezzo misto a lavanda. Badando bene a non produrre cigolii non graditi i tre pistoleri avanzarono. Il gracchiare delle tessere del mahjong veniva dal fondo del locale, oltre una porta sotto la quale filtrava un raggio di luce. Spade apriva la strada con cautela. Era quasi arrivato alla porta quando qualcosa di mosse nel buio. Un guardiano rimasto nell’ombra. – Attento! – esclamò Wild Bill che ebbe appena l’intuizione di una lama scintillante che, catturato un riflesso di luna dall’esterno, calò verso l’agente della Pinkerton. Spade fu rapido a saltare di lato. Un clangore sordo accompagnò l’impatto della lama, una sciabola chiamata Dao, contro il macchinario per distendere i teli appena stirati. Il guardiano lanciò una invocazioni d’allarme. Tanto peggio!

Kinnock si trovava a un o di distanza. Puntò lo shotgun e fece fuoco. Nell’oscurità della lavanderia la fiammata sembrò una vampata sputata da un demone. A distanza ravvicinata la rosa di pallettoni squarciò la tunica del cinese che venne spinto indietro di tre metri. La sciabola rimase infissa nel macchinario. L’aria si riempì del fumo acre della cordite. – Dentro! – intimò Spade. Inutile perdersi in preliminari. La vita dei loro amici era in gioco. L’agente Pinkerton sferrò un calcio al battente che si aprì verso l’interno. oltre a esso c’era una piccola stanza interrata cui si accedeva attraverso una breve scalinata. Un vero locale notturno. Luci forti appese al soffitto. Tre tavoli occupati da almeno quattro uomini ciascuno occupati a puntare forte su combinazioni di tessere verdi e bianche. Intorno c’erano diversi buttafuori e numerose ragazze in cheongsam spaccati sino all’anca che servivano da bere e da fumare in lunghe pipe di corno. Ming-lo, il Capo della Collina, era un cinese magro coni capelli lunghi e grigi con una tunica azzurra e gli occhiali tondi. Si alzò di scatto impartendo ordini ai suoi uomini. – Fermate quel beccaccione! – esclamò Spade e, facendo seguire il gesto alla parola, puntò entrambe le Scophield verso i più vicini pali Rossi che già avevano impugnati le loro mannaie, le armi tipiche della malavita cinese. Pallottole contro coltelli. Un duello impari. Le detonazioni rimbombarono. I due uomini furono traati dai proiettili calibro 45. Le ragazze urlarono. Un tavolo fu rovesciato. Le tessere caddero sul pavimento fragorosamente. Qualcuno scivolò. Wild Bill era scatenato. Saltò i gradini. Sferrò un corto calcio frontale che piegò un energumeno e sparò un colpo che andò ad aprire un buco largo come un piatto da caffè sul muro. Ming-lo si fermò di colpo. Uno dei suoi estrasse una Remington da sotto la casacca e provò a sparare.

Wild Bill lo freddò con un unico colpo in pina fronte. L’effetto di quei colpi non sembrò calmare i cinesi. Come ossessi estrassero armi di vario tipo e fecero barriera per proteggere il loro capo. Uni di essi addirittura scagliò una delle ragazze addosso agli aggressori. Per errore Kinnock la investì con una grandinata di pallini, la poveretta cacciò un urlo e cadde sul pavimento. Con una imprecazione il mulattiere estrasse la Colt e sparò più volte verso i cinesi. Fu una strage. Ma nel fumo e del tafferuglio, Ming-lo prese la porta e fuggì nel buio. – Ci penso io! – urlò Wild Bill accelerando la corsa.

10

Wild Bill si ritrovò improvvisamente in un dedalo di vicoli bui. Il quartiere cinese era più esteso di quanto non avesse immaginato. Dietro alla lavanderia si dipartivano diversi vialetti fiancheggiati da case piccole e malmesse dalle quali provenivano solo foschi riflessi di luce. Finì quasi per andare a sbattere contro un mucchio di immondizie, scatenando un’roda di gatti famelici che sgusciarono via producendo sibili sinistri. Dopo un istante, però, individuò due sagome che correvano verso i vanali. Ming-lo e uno dei suoi guardaspalle. – Fermi! – gridò sapendo bene che quelli non avrebbero risposto all’intimazione. Fu anzi costretto a chinarsi perché il gorilla si voltò e sparò. La fiammata però rivelò la sua posizione nel buio. Wild Bill puntò la Dragoon e sparò un solo colpo. Nella notte si udì un grido. Bersaglio centrato. Il pistolero continuò a correre schivando gli ostacoli sul terreno con balzi agili. Le poche finestre aperte si richio in fretta. Era un quartiere dove nessuno voleva farsi gli affari degli altri e tutti avevano paura di essere implicati in qualcosa di pericoloso. Ming-lo fuggiva a rotta di collo. S’infilò in una capannone e, dopo una brevissima esitazione, Wild Bill lo seguì. Non era la prima volta che gli toccava una simile situazione. Ansante, coperto di sudore, avanzò sul cemento, consapevole del cigolio dei suoi i. Stringeva in pugno la pistola. Alzò il cane producendo un suono che rimbombò in tutto lo stabile. Era una specie di darsena che dava sul fiume. La luce della luna tingeva d’argento le onde. Wild Bill vide una barca ancorata al pontile. Nessuna traccia del fuggiasco. Procedette tra grandi balle di materiale pronto a

essere spedito. Un grido acuto lo sorpresa da destra. Ming-lo, all’occorrenza, sapeva battersi. Lo investì armato dai un gancio da marinaio. Wild Bill fu così sorpreso che sparò un colpo a vuoto. Un bruciore all’avambraccio gli fece mollare la presa. La pistola cadde sul terreno. Sentì il fiato acre del cinese che si avventava contro di lui con il gancio proteso. Per un istinto più che per una mossa coordinata, Wild Bill schivò un colpo, poi quando l’atro tornò a caricare il colpo, gli afferrò l’avambraccio. Fu costretto a farlo con il braccio ferito ma le dita si strinsero comunque sui muscoli del cinese. Con il braccio sano Wild Bill lasciò partite un doppio gancio–montante al fianco dell’uomo. Le nocche pestarono sulle ossa e l’uomo gemette. Con un colpo preciso Wild Bill lo atterrò sgambettandolo. Gli strappò di mano il gancio e gli premette la punta uncinata sotto l’occhio. Ming-lo era terrorizzato. – E adesso me lo dici dove sono i miei amici?

11

Raquel aveva intuito da verità da ore. In quel tempo in cui la notte aveva lasciato spazio al giorno e le luci livide della palude avevano preso possesso dell’interno della darsena dove erano tenuti prigionieri, la realtà l’aveva colpito più dolorosamente dei colpi di frusta. Non avevano segreti da rivelare. Ormai Max Donovan si era impadronito della sua preziosa chiave ed era in viaggio verso la Florida. Cosa avesse in mente lo sapeva solo lui ma di certo non c’erano altre informazioni che volesse strappare a Raquel e al suo sfortunato amico. Li aveva lasciati a morire. Nelle mani di una banda di selvaggi sanguinari che aspettavano l’arrivo degli squali grotto con l’impazienza di un bambino perverso che dà fuoco a un formicaio. Erano cinque cinesi, alti, magri, le facce consunte, gli occhi infossati. Guardavano i prigionieri appesi alla trave sgocciolare sangue nell’acqua. Di tanto in tanto quello con la frusta tirava una scudisciata a Raquel, più per il gusto di vederla agitarsi mentre il tessuto strappato rivelava brandelli di carne insanguinata che per una reale necessità. L’acqua si era tinta di rosso e gli squali non avrebbero tardato. Il povero Grissom se la ava peggio. Sulla piattaforma al suo fianco un paio di uomini lo tormentavano con una lunga alabarda dalla lama larga a un filo sulla cui parte superiore erano infilati anelli di metallo. L’altro aveva un bastone munito di una lama affilata. Entrambi ridevano, si divertivano a tormentare il prigioniero, ghignando dei suoi insulti e dei tentativi di scalciare. Le ferite che gli avevano inferto erano decisamente più feroci di quelle subite da Raquel.

Gemeva in stato di semincoscienza. – Mike, mi spiace di averla trascinata in questo pasticcio. Lui serrò i denti, tentò di contrarrei muscoli delle braccia per issarsi ma ricevette solo un’altra staffilata che gli aprì una dolorosa ferita sulla parte esterna della coscia. Un getto di sangue scuro piovve nell’acqua putrida. – Non si agiti, renderà tutto più veloce – lo implorò lei. Il tenente era allo stremo. Il viso era un maschera di sofferenza. I cinque cinesi non sembravano avere alcuna fretta. Il loro compito era far sparire i cadaveri ma sulle loro facce si leggeva la lubrica luce della vendetta. Avevano ucciso un loro compagno e per questo i gweilo, i diavoli stranieri, avrebbero pagato con mille sofferenze. Di colpo uno di essi, quello che pareva più anziano, vestito con una sorta di pigiama di broccato scuro e una calottina fece cenno agli altri di tacere. Si chinò sulle ginocchia e sembrò voler scrutare l’acqua. Con orrore Raquel abbassò lo sguardo. Per pochi istanti vide solo la luce che danzava con la corrente ingombra di vegetazione. Nel flusso dell’acqua il loro sangue si perdeva, ma di certo l’odine doveva arrivare molto lontano. Trai cinesi si diffuse un’eccitazione appena mormorata. Poi anche Raquel li vide e si morse il labbro per non urlare. Infondo al canale qualcosa spuntava dalla superficie. Risaliva la corrente. Una pinna dosale nera e triangolare, seguita da una più lunga pina caudale alla distanza di almeno un metro e mezzo. Poi altre due, poco più indietro. La morte arrivava silenziosa. Attirati dal sangue, gli squali Grotto avevano risalito la corrente salata che si andava a mescolare con quella della foce del fiume. Niente li avrebbe fermati. Sotto la superficie del canale adesso si intravedevano con chiarezza. Piccoli, tozzi predatori del mare. Squali Grotto, ripulitori di cadaveri, così avidi da non far differenza tra mare aperto e foci dei fiumi. – Non guardi, Raquel – disse con disperazione Grissom.

I cinesi ridacchiarono. Quello con l’alabarda avvicinò la lama alla fune che cingeva i polsi di Grissom. Mosse rapidamente la sua arma come per prendere la mira. Era finita.

12

La lama larga e affilata dell’alabarda tracciò un cerchio nel vuoto poi andò a tranciare la fune che legava i polsi di Mike Grissom sull’orrenda pozza degli squali. Come se avessero avvertito l’avvicinarsi della preda i due squali Grotto cominciarono ad agitarsi nel canale rimuovendo la patina vischiosa che lo ricopriva. Generarono una melma saponosa. Uno di essi spuntò fuori dalla superficie con parte delle fauci. Raquel, inorridita, fissò l’occhio nero, livido e privo di vita del predatore e lanciò un grido. Lo schiocco della fune che si spezzava coprì persino la sua invocazione. Incredulo che gli stesse davvero capitando una cosa del genere, grissom non riuscì neppure a invocare aiuto. Cadde a candela nelle acque sollevando una colonna di spuma gelata alta un metro. I carnefici cinesi osservavano come di fronte alla manifestazione di un dio malvagio e terrificante. Gli squali Grotto si avventarono sulla preda. Il tenente, piombato in acqua cercò di agitarsi, mosse gambe e braccia, ma cosa poteva fare? – Nooo – urlò Raquel, sconvolta. Fu in quel preciso momento che il battente di assi che immetteva nella darsena fu abbattuto da un colpo di doppietta. La serratura volò in pezzi e, immediatamente dopo, con un calcio sferrato con la pianta del piede Spade sfondò la porta. L’agente Pinkerton, Wild Bill, Kinnock e cinque agenti della polizia di New Orléans si precipitarono dentro la darsena sciamando sui due terrapieni. Altri agenti entrarono da una parete sfondata sul lato dove si trovava l’uomo con l’alabarda.

Questi, intuito il pericolo, emise un urlo folle e cominciò ad agitare la sua arma nel vuoto. Mozzò di netto la testa a un poliziotto che rimase decapitato in piedi per un secondo. ma l’alabarda no nera un’arma per ambienti ristretti. Wild Bill sperò due colpi a bruciapelo con la Dragoon spedendo il cinese nel turbinio di fauci di sotto. Il nuovo corpo scivolato nel canale sembrò distrarre almeno uno dei Grotto, ma l’altro si era già buttato sul povero Grissom che urlava a squarciagola. – Wild Bill, lo aiuti – invocò Raquel, Più facile a dirsi che a farsi. Wild Bill rimase per un istante con la pistola puntata ma così correva il rischio di mancare lo squalo e centrare il suo amico. Vincendo un orrore primordiale nato dal timore di essere divorato, fece l’unica cosa possibile. Ripose la pistola, sganciò il cinturone che cadde sul terrapieno e, impugnato il coltello da caccia Bowie Knife, un mostro metallico di trenta centimetri largo venti si tuffò nel pozzo.

13

L’impatto con le acque putride fu terrificante. Wild Bill cercò di riempirsi i polmoni ma, in quel frangente, la difficoltà maggiore era trovarsi a contatto con quei due mostri dalle fauci affilate. Penetrò in un universo gelido e vischioso, sozzo di sporcizia decomposta e vegetazione, schiumoso di sangue e altri liquidi che Wild Bill non sapeva definire. Riemerse brevemente con gli occhi che bruciavano. Sputò l’aria che aveva nei polmoni insieme a un getto di acqua salta. Si sentì urtare con estrema violenza da un corpo che gli sembrò senza ossa, il fianco di uno squalo. Udì l’urlo di Grissom e, per un istante di terrore, vide il volto del suo amico stravolto e non più umano. Poi un agitarsi di pinne, di acqua di membra e sangue. Spinto da una rabbia feroce Wild Bill affondò il pugnale da bisonti nel fianco dello squalo. Curiosamente non incontrò resistenza. La spessa lama concepita per scuoiare carcasse penetrò nelle cartilagini del grotto con una facilità impensata. La bestia ebbe un sussulto, come un cavallo che cerca di disarcionare il cavaliere. Dalla ferita emerse un nuvola di sangue nero e denso. Wild Bill colpì ancora e ancora. Folle di rabbia. Si sentì scaraventato con violenza da un colpo di coda che gli mozzò il fiato. Pestò la schiena contro un pilone. Con disperazione protese il braccio armato ma sotto la superficie dell’acqua sembrava avere la forza di un bambino. Con orrore vide un braccio mozzato galleggiare di fronte a sé. Forse era del suo compagno, o del cinese morto. Di colpo si ritrovò accanto a Grissom, ne riconobbe il bel viso trasfigurato dalla paura. Lo afferrò tenendolo stretto mentre con l’altro braccio eseguiva dei fendenti a vuoto. Spari. Nell’acqua non poteva esserne sicuro. Vide il corpo già ferito del Grotto che aveva traato gonfiarsi ed esplodere, colpito questa volta da un preciso colpo di fucile. L’animale s’inarco con un verso da porco, sollevandosi per qualche decina di centimetri dalla superficie. Ricadde morto a ventre in alto,

affondando lentamente. Le acque si agitarono ancora. L’altro squalo, intuita la mala parata, si allontanò nel canale lasciando dietro di sé i resti del compagno e del cinese maciullato. Wild Bill emerse, spuntò ancora del liquido ributtante. Sentì numerose braccia che lo sollevavano mentre la darsena echeggiava ancora di spari e grida. – Coraggio, amico – cercò di rincuorare Grissom ma il giovane non rispondeva. Erano vicinisismi ma il volto del tenete era livido come un panno battuto sulla pietra.

14

Wild Bill non credeva di essere vivo. Mai gli era capitata una esperienza simile. A malapena si accorgeva che, intorno a lui la battaglia era finita. I cinesi avevano opposto resistenza uccidendo un paio di agenti ma, alla fine, erano morti tutti. Impossibile ricavarne altre indicazioni. Wild Bill e i suoi compagni erano arrivati alla darsena in seguito alle indicazioni estorte a Ming-lo. A quel punto erano intervenuti anche degli agenti dello sceriffo di contea che aveva dato ben volentieri man forte all’agente Pinkerton. I cinesi e la loro malavita non erano ben visti in città. Più difficile perseguire i loro legami con personalità, pulite come Talbot. Kinnock e Spade stavano caricando il corpo febbricitante e ancora senza coscienza di grissom su un carro dopo averlo medicato alla meglio le condizioni del giovane erano disperate. – Quello che ha fatto… – disse Raquel bagnata come un pulcino, appena tratta in salvo dagli uomini della polizia. Wild Bill scosse il capo con un gesto nervoso. – È stata la cosa più stupida che ho fatto in vita mia. – Ma lo ha fatto per Mike. Si capiva dal trasporto con cui pronunciava il nome del giovane che Raquel era rimasta colpita dalla sorte del tenente. E forse qualcosa di più. Wild Bill si asciugò il viso con un fazzoletto e andò a recuperare la pistola. solo quando ebbe riagganciato il cinturone le disse. – Si sente bene? Lei roteò gli occhi. – Ho visto la morte in faccia. Quell’uomo, l’albino era qui. Mi ha preso la chiave per arrivare al tesoro di Coronado, ma è partito. Ci ha lasciati qui a morire.

– Nessuna idea di dove possa essere andato? – No, non lo ha detto. Quell’uomo è un demonio. Bisogna fermarlo. Wild Bill mise in bocca un sigaro ma non riuscì ad accenderlo. Era fradicio.

15

New Orléans, due giorni dopo

L’ospedale di Saint Bartholmé sorgeva in una zona residenziale e tranquilla della città, circondato da ampi giardini. Vi avano numerose carrozze e le strade erano bene illuminate. Le pareti esterne in mattoni rossi erano coperte di rampicanti e un sentiero ben curato portava attraverso il parco a una cappella. Malgrado l’atmosfera di calma e pace che regnava in tutto il complesso l’interno ispirava a Wild Bill una impressione di angoscia che faticava a nascondere. Da ore aspettavano un responso sulle condizioni del loro amico. Lui, Kinnock, Spade e anche Raquel che aveva definitivamente optato per un abbigliamento di foggia maschile con pantaloni da cavallerizza, camicia e giacca e un cappello che nascondeva la bella chioma. Al di fuori di qualche taglio superficiale già medicato sembrava essersi ripresa bene anche se la notte precedente l’aveva trascorsa a delirare in preda alla febbre. In quel momento però era silenziosa, tesa e preoccupata come il resto di loro. Aspettavano in un corridoio stuccato di bianco con grandi panche scure e scomode. Di tanto in tanto ava un frate o una infermiera ma nessuno sembrava voler fare caso a loro. Alla fine si aprì una porta che inquadrava un vetro smerigliato. Il chirurgo, un tipo alto, con la barba senza baffi e gli occhiali tondi, avanzò verso di loro. Fu Wild Bill ad alzarsi per primo. Gettarsi in quel pozzo aveva stabilito un legame stretto tra lui e il giovane tenente. – Allora, dottore?

Il medico li prese da parte vicino a una nicchia dominata dalla figura di un santo intagliata nel legno. – Se la caverà – disse provocando un sospiro generale. – Ha una fibra forte e certamente reagisce bene ai farmaci. Raquel ebbe un sospiro simile a un singhiozzo. L’espressione del medico, però, restava cupa. – Dovremo tenerlo sotto osservazione per un poco. Ma… c’è una cosa che dovete sapere. Calò un silenzio gravido di cattivi presentimenti. – Il vostro amico ha perso un braccio. Ancora non se ne rende conto, ma sarà una realtà durissima da affrontare. Non so bene in quale impresa vi siate imbarcati, ma la sua partecipazione finisce qui. Anche con ogni cura a disposizione sarà un miracolo se ce la farà e non sarà più lo stesso uomo di prima. Questa volta il singhiozzo di Raquel riempì tutta l’ala dell’ospedale.

16

Quando era stato concesso loro di vederlo, Grissom era ancora addormentato. Pallidissimo non sembrava neanche il ragazzone che aveva cavalcato con loro in Messico alla ricerca del Monaco. La sua vita sembrava davvero appesa a un filo. Wild Bill, Raquel, Spade e Kinnock si trovavano nel giardino dell’ospedale, un luogo cupo anche se ammantato da una strana tranquillità. Aiuole e vicoletti cinti da siepi delineavano una strana geografia dove si aggiravano uomini e donne dolenti, a capo chino. Una campana rintoccò lontana segnando le cinque. – Che cosa facciamo? – domandò Spade formulando l’interrogativo che li ossessionava tutti dal loro ritorno in città. – Proseguiamo – fece deciso Kinnock. – Abbiamo preso un impegno e non sarà la sorte toccata a Mike a fermarci. Abbiamo un conto da regolare con Donovan, oltre che una missione da svolgere. Finalmente Wild Bill era riuscito ad accendersi un sigaro. Tirò un paio di boccate con lo sguardo lontano. – Non sarà facile – disse semplicemente. – Niente lo è mai alla frontiera – osservò inaspettatamente Raquel. – Io sono pronta a venire con voi. – Per quale motivo? – domandò Wild Bill a denti stretti. Lei sembrò avvampare. – Pensa ancora che io mi voglia immischiare nella vostra gloriosa missione per recuperare l’oro di Coronado?

– Mi è ato per la testa – fece lui senza troppa convinzione. – Mi aspettavo di più da un uomo che si butta in un canale per salvare un amico. Se quello squalo avesse ucciso anche lei, non avrebbe potuto vendicare la sua famiglia. Se ne rende conto? Wild Bill sembrò quasi fisicamente colpito dalla risposta di lei. Gettò via il sigaro e si alzò. Compì un paio di scricchiolanti i sul ghiaietto poi disse, senza rivolgersi a nessuno in particolare. – Immagino che me lo sia meritato. Seguì qualche istante di silenzio. Fu lui stesso a parlare. – Tutti abbiamo dei motivi per voler andare avanti. Interesse, vendetta, dovere. Non importa. Ciò che conta è che il nostro amico conta su di noi. E che Donovan è lontano e sta probabilmente portando quei fucili rubati ai ribelli delle Everglades. Noi lo fermeremo. Kinnock ridacchiò. – Un perfetto discorso per motivare la truppa, Wild Bill. Mi associo e non mi sognerei mai di tirarmi indietro. Ma questo ci lascia con qualche problema vi pare? L’attenzione di tutti si spostò su Spade che se ne era rimasto a rimuginare seduto sul bordo della panca. L’uomo della Pinkerton assentì con un grugnito. – Ho perso un agente, Grissom ci ha rimesso un braccio e sono morti due agenti di polizia senza contare i farabutti cinesi e no che abbiamo mandato all’altro mondo. Il problema è che non sappiamo né per quale via né quando Max Donovan abbia intenzione di consegnare quel carico di fucili ai ribelli. – Le autorità non possono interrogare Talbot? Pinkerton scosse il capo. – Quello è circondato da un esercito di avvocati che ci chiuderebbero la bocca prima ancora di aver formulato una domanda. Ha corrotto talmente tanta gente che mi domando se mai ci sarebbe un giudice disposto a firmare quel mandato. No, non è quella la strada.

– E quale sarebbe allora? – provocò Kinnock. Trascorse un lungo minuto si silenzio in cui tutti si guardarono consapevoli di quanto stavano per decidere. – Dobbiamo chiederle personalmente a Talbot le informazioni. Lui sa sicuramente tutto. Depositi, mezzi di trasporto, tempi. – Forse non sarà così disposto a collaborare– osservò Wild Bill. – Dopotutto nulla lo lega ufficialmente a questa inchiesta. Gli incidenti che ci sono accaduti son oso causalmente avvenuti in ambienti che si suppone frequenti. Ma il primo attacco è avvenuto dietro alla Casa Roja, e gli scontri successivi al quartiere cinese. Il signor Talbot è un uomo rispettabile. Spade sbuffò. – E va bene. Me lo volete proprio cavare di bocca. Il Signor Talbot ha una bella villa guardata da uomini e cani, verso il bayou. Una vera fortezza, a quanto mi dicono. con servitù e pistoleri. – Io credo he valga la pena di andare a fargli una visita – disse Raquel con una decisione che sorprese tutti. – Questa note – concluse Wild Bill.

Continua in: Vigilantes

Delos Digital non usa DRM

Delos Digital ha scelto di non imporre ai propri ebook protezioni dalla copia che costituiscano una limitazione all'uso da parte dell'acquirente. Siamo convinti che i sistemi di protezione basati sulla criptazione danneggino solo chi acquista il libro onestamente. Il lettore che ha speso i propri soldi per acquistare questo ebook deve esserne il proprietario: questo libro non diventerà illeggibile cambiando computer, o spostando il file su un lettore di ebook o su uno smartphone. Per usarlo non è necessario un software che si colleghi a un server di autenticazione. Fermo restando che la legge e l'onestà dell'individuo vietano di ridistribuire il volume acquistato - e in definitiva il buon senso lo sconsiglia, perché autori ed editori hanno bisogno di guadagnare per portare avanti il proprio lavoro - il lettore può sentirsi libero di leggere il file con il dispositivo o computer che vuole e deve sapere di poterlo conservare e convertire in eventuali formati futuri per salvaguardare il suo acquisto. Quando possibile, Delos Digital utilizza il social DRM, ovvero scrive all'interno del libro il nome dell'acquirente; una sorta di "ex libris" elettronico. La criptazione del file viene usata solo nei casi in cui è obbligatoriamente richiesto dal contratto con l'autore. Nel caso di questo libro non è stato necessario. È comunque possibile che al libro venga applicata un'encriptazione drm dal negozio da cui lo si è acquistato. Delos Digital vuole combattere la pirateria nel modo che riteniamo migliore: rendere i nostri ebook acquistabili in modo facile e rapido, e metterli in vendita al prezzo migliore possibile.

in questa collana

Wild West

STAGIONE 1 Stefano Di Marino, Rinnegati Comincia la Prima Stagione di WILD WEST: un romanzo western tra Sergio Leone e Quentin Tarantino ISBN: 9788867759187 Stefano Di Marino, Assalto al treno Un colpo spettacolare messo a segno da una banda di rinnegati apaches e messicani. Il primo o di una caccia spietata vero il Messico ISBN: 9788867759293 Stefano Di Marino, Rio Bravo Una tempesta di sangue e morte accompagna i rinnegati di Donovan oltre il confine. Wild Bill e i suoi volontari li seguono in un territorio infido. ISBN: 9788867759385 Stefano Di Marino, Deserto di quarzo In un deserto infernale si profila la figura del Monaco, organizzatore di rapine e trafficante d’armi. ISBN: 9788867759422 Stefano Di Marino, El castillo La resa dei conti. Odio, vendetta e riscatto si consumano in una vecchia missione abbandonata. Il ato uccide… ISBN: 9788867759590

STAGIONE 2 Stefano Di Marino, Gold Town Un uomo solo braccato da tre killer. Ma la città fantasma può diventare un alleato ISBN: 9788865305874 Stefano Di Marino, Seminoles Bucanieri e indiani ostili tra le paludi della Florida. Una missione per l’Esercito, ma anche una vendetta personale per Wild Bill e i suoi amici. ISBN: 9788865305928 Stefano Di Marino, Squali Tra i vicoli di New Orléans, Wild Bill e Raquel si scoprono alleati. ISBN: 9788865306017

Gli ebook rapidi ed emozionanti

Ultimi volumi pubblicati

Fantascienza

Robert Silverberg, La festa di San Dioniso - Biblioteca di un sole lontanon. 23

Mack Reynolds, Centro radicale - Biblioteca di un sole lontanon. 24

Daniele Pisani, Space Castaway - Chew-9n. 40

Carmine Treanni, Delos Science Fiction 177 - Delos Science Fictionn. 177

Mauro Antonio Miglieruolo, Come ladro di notte - Odissea Digital Fantascienzan. 11

sco Troccoli, Ferro Sette - Odissea Digital Fantascienzan. 12

Giulia Abbate, Nelson - Odissea Digital Fantascienzan. 13

Robert Silverberg, Buone notizie dal Vaticano - Robotican. 39

Mike Resnick, Cattive notizie dal Vaticano - Robotican. 40

Robert J. Sawyer, Ineluttabile - Robotican. 41

Dario Tonani, Schegge di una città di plastica - Robotica.itn. 27

Donato Altomare, Mara, per te - Robotica.itn. 28(in preparazione)

Fantasy

Marco Davide, Il sangue della Terra - Odissea Digital Fantasyn. 5

Marco Davide, Figli di Tenebra - Odissea Digital Fantasyn. 6(in preparazione)

Fumetto

Matteo Di Gregorio, Risveglia il tuo istinto animale - Urban Junglen. 0

Matteo Di Gregorio, Urban Jungle: La sfida - Urban Junglen. 1

Matteo Di Gregorio, Urban Jungle: L'isola - Urban Junglen. 2(in preparazione)

Giallo

Kim H. Krisco, Sherlock Holmes e la maledizione della piuma nera Sherlockianan. 98

David Stuart Davies, Sherlock Holmes e il segreto della morta Sherlockianan. 99

Antonella Mecenero, Uno studio a sei zampe - Sherlockianan. 100

Luca Martinelli, Il segreto di Sherlock Holmes - Sherlockianan. 101

sco Calè, Sherlock Holmes e l'avventura del ratto gigante di Sumatra Sherlockianan. 102

Samuele Nava, Sherlock Holmes e Margherita - Sherlockianan. 103(in preparazione)

Narrativa

Diego Lama, Il grande vuoto - Odissea Digitaln. 36

Salvo Figura, Morto che parla - Odissea Digitaln. 37

Poesia

Bianca Cataldi, Dialoghi d'amore - Odissea Digital Poesian. 2

Feriozzi Fernando Santoro Rosanna, Certi amori - Dialoghi d'amore - Odissea Digital Poesian. 3(in preparazione)

Romance

Elena Vesnaver, Il sogno dei guerrieri fanciulli - ioni Romantichen. 47(in preparazione)

Marco Canella, Ritorno in paradiso - Senza sfumaturen. 77

Stefania Fiorin, The charging bull: il toro - Senza sfumaturen. 78

Valter Padovani, Amore senza amore - Senza sfumaturen. 79

Saggi

Stefania Fiorin, Tovagliolo racconta - I coriandolin. 7

Marco Stretto, Paulo Sousa Il portoghese vagante - I coriandolin. 8

Spionaggio

Alessio Gallerani, Diamond Pussy - Dream Forcen. 71

Gianluca Ricozzi, Hot protection - Dream Forcen. 72

Massimiliano Giri, Il tatuatore di Asakusa - Dream Forcen. 73

Storico

Umberto Maggesi, Complotti e sangue - History Crimen. 41

Thriller

L. Filippo Santaniello, Il corpicino - Delos Crimen. 39

Roberto Guarnieri, Xlendi - Delos Crimen. 40

Alberto Odone, L'uomo col basco del Che - Delos Crimen. 41

Western

Stefano Di Marino, Gold Town - Wild Westn. 1

Stefano Di Marino, Seminoles - Wild Westn. 2

Stefano Di Marino, Squali - Wild Westn. 3(in preparazione)