Il Poliziotto E La Ragazza Della Caffetteria 5i5e2x

Il Poliziotto E La Ragazza Della

Caffetteria

di

Terry Towers

Il Poliziotto E La Ragazza Della Caffetteria

Copyright 2013 by Terry Towers Smashwords Edition Cover by: Terry Towers

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Capitolo 1

“È già stato qui l'Agente Figo?” Jade chiese tramite il microfono collegato all'auricolare alla collega del turno di notte, Jenny, mentre raccoglieva i suoi lunghi capelli color castagna nella retina e si posizionava l'orrenda visiera color cacca sulla fronte. Ispezionandosi nello specchio a grandezza naturale nel piccolo spogliatoio riservato al personale, Jade si sentì leggermente umiliata. L'ingombrante uniforme marrone non le valorizzava la figura. Come avrebbe fatto ad assicurarsi una sufficiente quantità di mance con la camicia abbottonata fino al mento e con i capelli – che considerava uno dei suoi punti di forza – tirati all'indietro, costretti in una ridicola retina, e una visiera? “No, non ancora tesoro, ma ti farò sapere se vedo la sua auto,” Jenny rispose dall'auricolare, direttamente dal locale. Hmm, bene. Jade e il sexy agente di polizia dai capelli scuri e occhi verdi che aveva soprannominato 'Agente Figo' - nonostante si rivolgesse a lui chiamandolo Agente Kane – avevano flirtato alla finestra del take away ogni notte dei due precedenti mesi e lui era l'unica e sola ragione per cui si eccitava andando a lavorare ogni notte. Dando un'ultima occhiata al suo aspetto riflesso nello specchio, constatò che stava al meglio di quanto potesse mai stare in quelle circostanze, considerato l'abbigliamento che indossava, quindi si fece strada verso la parte esterna del ristorante in modo da potersi posizionare allo sportello del take away. Lei e Jenny avevano collaudato un sistema meraviglioso. Jenny – una donna senza senso sulla cinquantina – odiava servire i clienti e quindi preferiva pulire, mentre la maggior parte dei clienti notturni consisteva di uomini con i quali Jade flirtava senza vergogna con l'intento di farsi rifilare una mancia da ciascuno, quasi corrispondente alla sua paga oraria. Ding. Proprio mentre Jade si apprestava a rifornire il piano di tazze da asporto,

l'auricolare squillò, informandola della presenza di un'auto nei pressi del citofono. Schiarendosi la gola, premette il pulsante 'parla' sull'apparecchio di controllo dell'auricolare e con la sua voce più sexy richiese il contenuto dell'ordine. “Bene, la mia sexy ragazza lavora stanotte,” pronunciò un'acuta voce maschile, una voce che conosceva fin troppo bene. Apparteneva a un tassista che lei chiamava 'uomo culo', nonostante il suo nome fosse Richard. Lo chiamava in quel modo semplicemente poiché aveva l'abitudine di aspettare di arrivare allo sportello per chiedere qualcosa, una qualunque cosa per cui lei avrebbe dovuto girarsi e chinarsi, in modo da poter dare una bella occhiata al suo rotondo sedere da ventitreenne. Poteva sopportare le occhiate, ma non riusciva proprio a tollerare quel fischio che faceva quando lei si piegava: la faceva incazzare a morte. Mantenendo la sua voce sexy, premette nuovamente il tasto per parlare. “Tutto ok, Richard, cosa posso servirti stasera?” Lui ordinò, sapendo già a memoria cosa avrebbe preso ed era già in procinto di servirlo quando le disse di concedergli un istante. Pochi secondi più tardi, il suo taxi giallo si avvicinò allo sportello e il suo viso sogghignante la scrutò da capo a piedi; la guardò in un modo da farle accapponare la pelle. “Oh, hey, ti dispiacerebbe darmi un altro po' di panna dietetica, tesoro?” Mantenendo un sorriso dolce come miele sul volto, Jade annuì. “Non mi dispiacere.” Avvicinandosi al frigo si piegò per raggiungere lo scaffale più basso, quello su cui era conservata, e afferrò un paio di confezioni a ridotto contenuto di grassi. Un sonoro fischio di approvazione provenne da Richard, dalla finestra. Cazzo, odio il mio lavoro. Riuscì a sentire le risate di Jenny tramite l'auricolare. Jenny sapeva com'era Richard e adorava osservare i trabocchetti che riservava ogni notte a Jade. “Sei una stronza, Jenny. Non è divertente,” Jade ringhiò dopo aver premuto il pulsante 'Privato' dell'apparecchio. Un altro scroscio di risate la colpì. Facendo un respiro profondo, Jade si rialzò, si riarmò di un dolce sorriso sul

volto e tornò da Richard, porgendogli la panna. “Grazie. Sei davvero dolcissima.” Le regalò quello che lei immaginò essere il suo ghigno più seducente e che trovò decisamente raccapricciante. Porgendole una banconota da dieci dollari, le disse di tenere il resto, ovvero poco più di quattro dollari. Quei quattro dollari notturni erano tutto ciò che la manteneva dolce e le permetteva di stringere i denti quando le squadrava il didietro. “Ti auguro una buona serata, zuccherino.” “Anche a te, Richard. Ci vediamo domani.” Mentre lo osservava allontanarsi, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. “Com'è possibile che ogni volta che viene qui finisce che mi senta sporca?” chiese a Jenny attraverso l'auricolare. Ancora, un altro scroscio di risate fu tutto ciò che ottenne in risposta. Dopo tre ore dall'inizio del suo turno di otto, nel bel mezzo della pulizia della macchina del caffè, lo squillo che aspettava finalmente arrivò. L'Agente Figo. Schiarendosi la gola, rispose nel suo modo più speciale, quello riservato all'Agente Figo. “Cosa posso fare per te questa sera?” Mentre aspettava la risposta, si sbottonò diversi bottoni della camicia, poi si liberò dell'auricolare, della visiera e della rete che le copriva i capelli, e cominciò a ravvivarsi i lunghi riccioli scuri. “Hey Jade, sono solo stasera. Posso procedere?” lo udì chiedere mentre si posizionava nuovamente l'auricolare. “Certo che puoi.” Quando l'auto di pattuglia raggiunse lo sportello del take away, Jade era già pronta con il suo ordine – un caffè grande e nero e biscotti da tè. Meno tempo impiegato a preparare il suo ordine mentre era allo sportello significava un maggior arco temporale per flirtare con lui fino all'arrivo del cliente successivo. “Prima di tutto, le cose importanti, il rapporto dalla 'zona del magnaccio' in modo che possa giustificare il mio tempo ato qui a chiacchierare con te.” La caffetteria era situata in una zona della cittadina nota come 'la zona del magnaccio'. Ogni notte, lei gli faceva un riassunto su chi stesse lavorando e di quanto 'traffico' ci fosse. L'Agente Figo di solito non era interessato alle 'ragazze di turno' a meno che non diventassero una noia maggiore o che la stazione di

polizia ricevesse delle lamentele. Appoggiandosi al bancone, Jade gli porse il caffè e i biscotti, accertandosi che, nel mentre, lui fosse in grado di dare un'occhiata alla sua scollatura. Gli occhi verde scuro di Alex affondarono per qualche istante sui suoi seni prima di risollevarsi per incrociare il suo sguardo. “Abbiamo una novellina questa sera.” Jade lo informò, concedendosi un istante affinché i suoi occhi potessero affondare in quelli di lui. Era un uomo alto – almeno uno e novanta – quasi trenta centimetri più di lei, con capelli scuri, spalle larghe e possenti e aveva il sorriso più bello che avesse mai visto, con quelle adorabili fossette sulle guance. Immaginava potesse avere poco più che trent'anni ma quando le regalava quel meraviglioso sorriso gli avrebbe dato quasi dieci anni in meno. Lui inarcò un sopracciglio e si fece interessato. “Davvero?” Jane annuì. “Davvero. Alta, longilinea, capelli lunghi e ricci. Si dà molto da fare.” L'Agente Figo ridacchiò mentre cominciava a cercare il portafogli per pagare, ma si fermò quando la radio richiamò la sua attenzione. Jade si ritrasse dallo sportello, non volendo origliare. Dopo aver parlato brevemente con la centrale, agganciò e ingranò la marcia, mettendo in moto la sirena. “Torno subito.” Le disse e si allontanò con celerità. Crollando contro il bancone, Jade lasciò andare il fiato che si accorse di aver trattenuto. “Non ti ha ancora chiesto di uscire?” Jenny girò l'angolo ed entrò nell'area riservata al take away, raggiungendola. Jade si accigliò e scosse la testa. “No.” La donna più anziana si portò le mani ai fianchi e la guardò in malo modo. “Hai scoperto almeno se sta uscendo con qualcuno?” “No.”

“Vuoi che lo scopra io per te?” Jade scoppiò a ridere. Le sembrava un ritorno alle scuole superiori, inviando l'amica per scoprire se il ragazzo che ti piaceva ricambiava. “No.” Jenny socchiuse gli occhi e la ammonì puntandole contro il dito indice. “Se è single, non lo sarà per molto. Io agirei in fretta, ragazzina, stai flirtando con quell'uomo da settimane, ormai. Mia nonna agisce più in fretta di te.” Lamentandosi, Jade si raccolse velocemente i capelli, rimettendo la visiera e la retina. Ora di tornare alle pulizie. Erano ate due ore e non c'era ancora traccia dell'Agente Figo, nonostante non fosse insolito, a volte era impegnato e pagava il suo caffè la volta successiva. Rassegnandosi al fatto che non l'avrebbe rivisto quella notte, lasciò la postazione a Jenny e si prese una pausa. Togliendosi l'auricolare, la visiera e la retina, Jade si lasciò cadere in una delle sedie di plastica bianca posizionate accanto a un piccolo tavolino e appoggiò i piedi doloranti sulla sedia di fronte. Lasciò l'auricolare in modo da poter sentire se Jenny avesse bisogno d'aiuto con i clienti, nonostante accadesse di rado. Sbottonandosi la parte alta della camicia, chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro intenso. Il trillo dell'apparecchio richiamò appena la sua attenzione, ma ciò che la mise in allerta fu la conversazione che ebbe inizio. Jenny aveva alzato il tono di voce in modo da farle sentire quello che stava dicendo al cliente. Il cliente che si era rivelato niente meno che l'Agente Figo! “Allora, stai vedendo qualcuno in questo periodo?” La voce di Jenny chiese. Jade spalancò gli occhi e puntò i piedi sul pavimento. Oh-mio-Dio. Non riuscì a decifrare la risposta, ma poi udì nuovamente la voce di Jenny. “Jade ti ha soprannominato l'Agente Figo.” Oh-mio-Dio! Non posso credere che mi stia facendo questo! Afferrando l'auricolare, si alzò di scatto dalla sedia e si affrettò verso la parte anteriore del ristorante, sperando di poter controllare il danno prima che la

situazione peggiorasse. Quando si ritrovò sul pavimento di ceramica appena lavato, i piedi le scivolarono. Afferrandosi al bancone, riuscì a far volare in aria due vassoi argentati che finirono a terra con un tonfo, tuttavia evitando di capitolare a sua volta sul pavimento. Le mie suole sono antiscivolo, cazzo, ringhiò tra sé mentre si ricomponeva e si incamminava verso la postazione del take away. Ansimando, si aggrappò al bancone per stabilizzarsi. “Posso continuare io,” ansimò, fissando in malo modo il viso divertito di Jenny. Ridendo, Jenny annuì, salutando l'Agente Kane e incamminandosi fuori dalla postazione. Quando Jenny si fu allontanata, Jade si girò verso l'Agente Figo, sentendo il calore che le stava facendo avvampare le guance. Mentre lo guardava fissarla intensamente, notò un guizzo di divertimento nei suoi magnifici occhi verdi. Incrociando le braccia sul finestrino abbassato dell'auto e sporgendosi in avanti, Alex aspettò che si mettesse in posizione, appoggiandosi al bancone, prima di parlare. “Allora... Mi chiami Agente Figo?” inarcò un sopracciglio, divertito. Jade si ò nervosamente una mano tra i capelli scuri e si strinse nelle spalle. “Beh. Vedi. Io...” “Uh-huh. Posso chiederti una cosa?” Jade deglutì, il cuore le martellava nel petto. Desiderava aver sentito la risposta che aveva dato a Jenny in merito al fatto se stesse frequentando qualcuno o meno. Diavolo, aveva così tanta voglia di prendersi una pausa che si era persa l'intera conversazione. “C-certo.” “Non sei obbligata a indossare la visiera e la retina quando servi i clienti?” Jade annuì, mordicchiandosi il labbro inferiore. “Noto che la porti quando o in macchina ma non quando mi fermo. In realtà, ti stanno bene – a proposito, ma spariscono quando sono qui. Perché?” Prima ancora di poter convincere la sua bocca a proferire parola, la radio di lui interruppe la conversazione. “Dannazione,” mugugnò, sollevando il dito indice verso di lei e dedicandosi all'apparecchio. Come prima, dopo aver riagganciato,

mise in moto. “Tornerò tra un po'.” Le regalò un sorriso rassicurante e partì in tutta velocità. Abbandonandosi sul bancone, Jade appoggiò la fronte sulla parte fresca di alluminio posizionata nella parte superiore. Raccogliendo il controllo dei suoi nervi, si incamminò sul retro in cerca di Jenny. La trovò con le mani affondate nell'acqua, a lavare i piatti, concentrata su una grande pentola di alluminio. “Allora, hai rimediato un appuntamento?” chiese, sogghignando. Appoggiando le spalle contro il muro e incrociando le braccia sul petto, scosse la testa. “No. Che cosa ha detto?” Uno sguardo malizioso comparve sul volto della donna più anziana mentre, sogghignando, sciacquava la pentola. “È single.” Un barlume di speranza illuminò il viso di Jade e un brivido di eccitazione la pervase. “Davvero? E cos'altro?” Dio, mi sento come alle scuole medie, pensò, ma non le importava. Nel giro di due minuti, Jenny aveva avuto l'informazione che aveva cercato di ottenere da lui da diverse settimane, ormai. Forse, l'approccio diretto era il migliore, dopotutto. Jenny si strinse nelle spalle. “Mi è sembravo molto interessato. Non ti ha chiesto di uscire?” “Nah, ha ricevuto una chiamata ed è dovuto andare via. Ha detto che tornerà più tardi.” Jade diede una veloce occhiata all'orologio bianco e nero appeso al muro. Aveva ancora un'ora prima della confusione del mattino e due prima di finire il turno. Con un po' di fortuna, si sarebbe fatto viva prima di allora. Mentre sbrigava le ultime faccende, tenne costantemente monitorato l'orologio, ma mentre i minuti e poi le ore avano, cominciò a perdere la speranza. Per l'ora della fine del suo turno, l'Agente Figo non si era ancora palesato quindi pensò che avesse cambiato idea o che fosse impegnato e non avesse potuto tornare. Sperò che si trattasse della seconda ipotesi. “Non ti preoccupare, si farà vedere domani.” Jenny la rassicurò mentre smontavano per quel giorno. ****

La notte seguente trascorse più o meno come quella precedente, tranne per l'assenza dell'Agente Figo. Si era quasi convinta che lei e Jenny avessero mal interpretato le vibrazioni che le inviava fino a quando, a metà turno, vide l'auto di pattuglia avvicinarsi. “Te l'avevo detto,” Jenny gongolò tramite l'auricolare alla vista dell'auto. Con la sua voce più sexy, rispose all'interfono. “Hey Jade, siamo io e l'agente Torrance. Possiamo procedere?” “Certo che potete,” rispose lei, già in procinto di preparare gli ordini mentre replicava. L'agente Torrance era il suo partner, un poliziotto più anziano sulla cinquantina abbondante sempre seduto sul sedile del eggero che fingeva di ignorarli occupandosi di scartoffie mentre il solito flirtare aveva luogo, seppure entrambi sapessero che origliava ogni singola parola. Come sempre, quando si avvicinava allo sportello e le regalava quel sexy sorriso, il suo cuore mancava un battito e le guance le avvampavano. “Lascia che ti paghi prima che ci chiamino, poiché ti devo ancora il conto di ieri notte.” Prese il portafogli dalla tasca posteriore e le consegnò una banconota da dieci. “Ascolta, mi dispiace davvero di non essere più tornato ieri, ma la situazione è impazzita.” Afferrando la banconota, gli porse il cibo e le bevande. Scosse la mano quando lei provò a dargli il resto, quindi lo mise al sicuro nel barattolo delle mance. Sporgendosi sul bancone, catturò il suo sguardo appena lui terminò di are il cibo all'agente Torrance. “Sporgiti un po' più avanti,” le disse facendole un cenno con la mano, pregandola di spingersi oltre lo sportello. Regalandogli uno sguardo singolare, fece come ordinato. Avvicinandosi a lei, le portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, il che le inviò un brivido e dovette trattenere un lieve gemito che minacciava di sfuggirle dalle labbra. Poi la esaminò attentamente. “Avevo ragione. La visiera ti sta proprio bene.”

L'agente sul sedile del eggero sorrise, ma mantenne lo sguardo incollato sul portatile accanto. Avvertendo un'altra vampata di calore sulle guance e questa volta accompagnata da una pulsione tra le gambe, riuscì a sussurrare un debole “Grazie” come risposta. I suoi occhi lo ispezionarono nuovamente, ma questa volta si ritrovò a pensare come sarebbe stato accarezzargli i possenti muscoli sotto gli strati di vestiti. Senza averne l'intenzione, gli occhi le si fermarono sul suo grembo, ma l'ingombrante uniforme le rese impossibile vedere quello che possedeva oltre all'arma da fuoco. Sembrava che avesse capito dove gli occhi di lei stavano indugiando poiché quando i suoi occhi incontrarono quelli di lei nuovamente, fu lui questa volta ad arrossire leggermente sulle guance abbronzate. Mantenne il contatto visivo per un momento, i suoi profondi occhi verdi fissi in quelli di lei, marrone scuro. Fu allora che seppe con certezza che la voleva almeno quando lei voleva lui. “Ascolta, siamo impegnatissimi anche stanotte quindi te lo devo chiedere ora nel caso in cui arrivasse un'altra chiamata. Vorresti uscire? Cena, o... non lo so. Magari questo fine settimana? Sei libera venerdì e sabato sera, giusto?” Jade annuì, cercando di rimanere calma e contenuta mentre afferrava un pezzo di carta e scriveva il suo nome e numero di telefono nonostante ogni parte di lei fosse pervasa dall'eccitazione. Avrebbe dovuto portare fuori Jenny o comprarle un bel set di sali da bagno per aver fatto quello che avrebbe dovuto fare lei settimane prima.

Capitolo 2

Incamminandosi verso il complesso residenziale presso il quale Jade viveva, Alex si ritrovò a essere leggermente nervoso. Quando la collega di Jane si era presa la libertà di dirgli che era stato soprannominato Agente Figo era rimasto senza parole. L'aveva sempre trovata adorabile, con il suo sorriso dolce, - messo sempre in risalto da un sottile strato di lucidalabbra – i suoi scuri occhi misteriosi e la sua tenera personalità maliziosa.

Normalmente, non avrebbe esitato a chiederle di uscire, ma per il fatto che fosse una cameriera della caffetteria e che il suo atteggiamento amichevole la aiutasse a collezionare mance, aveva dato per scontato che fosse dolce e un po' maliziosa per via del suo lavoro. Per non menzionare che fosse certo avesse già una sfilza di corteggiatori pronti a chiederle di uscire ogni notte e aveva pensato che per lei sarebbe stato solo un altro cazzone da aggiungere alla lista di scocciatori. Premendo il citofono con il suo nome, attese una risposta, specchiandosi per un'ultima volta nel riflesso della porta vetrata. “Alex?” ecco la dolce, sexy voce di Jade all'interfono. “Sono io,” rispose, premendo il pulsante per parlare. “Okay, scendo subito.” Poiché era una bellissima notte estiva di Portland, nel Maine, avevano deciso di fare una semplice eggiata nel parco cittadino. Alle nove di sera il sole era quasi tramontato, ma lasciava ancora un labile segno della sua presenza nella forma di striature rosse, arancio e porpora nel cielo azzurro. Pochi istanti più tardi, la osservò uscire dall'ascensore e incamminarsi verso di lui, regalandogli un ampio sorriso e un veloce cenno di saluto con la mano. Oh sì, era adorabile, in ogni senso della parola. Mentre gli occhi ispezionavano la sua figura esile e compatta, con le gambe avvolte in un paio di jeans scoloriti e una maglietta nera aderente che le strizzava il seno sodo, il suo pene cominciò a reagire, poiché oltre che carina era dannatamente sexy. Perfino le scarpe da tennis bianche e nere che portava ai piedi sembravano sexy su di lei. Lasciandosi il complesso alle spalle, Jade si gettò i lunghi capelli setosi dietro le spalle e si sporse in avanti, abbracciandolo. Lui ringhiò tra sé mentre il suo membro raggiungeva la piena potenza quando l'esile corpo di lei gli si premette contro. “Beh, salve agente Kane,” lo salutò, il calore del suo respiro gli solleticò l'orecchio e il collo, inviandogli un sussulto di eccitazione in tutto il corpo. “Che è successo all'Agente Figo?” chiese, cercando di mascherare la sua eccitazione con l'umorismo, nonostante dubitasse che a lei fosse sfuggito il suo duro cazzo premuto contro di lei. Dannazione. Le affondò il viso contro i capelli

e si prese un istante per assaporare l'aroma del suo shampoo – fragole fresche. Mentre si ritraeva da lui, gli appoggiò le mani sul petto. Alex combatté contro l'intenso desiderio di affondarle le mani tra i capelli e attirare a sé quelle labbra lussureggianti che brillavano di lucidalabbra. Hey, amico, datti una regolata altrimenti sarà una nottata piuttosto lunga, si sgridò. “Immagino che non mi permetterai mai di dimenticarlo, eh?” chiese lei, arrossendo leggermente e regalandogli un lieve sorriso malizioso. Scortandola verso la sua Jeep TJ verde, scosse la testa. “No. Lo dubito. Vedi, sono così abituato a nomignoli del tipo Agente Maiale, Agente Figlio di Puttana o, il mio preferito, Agente Baciami-il-culo, che quando una graziosa ragazza della caffetteria mi chiama Agente Figo, preferisco aggrapparmi a quello.” Raggiungendo la jeep, le aprì lo sportello. Ridendo, Jade si fermò prima di entrare e inarcò un sopracciglio con fare inquisitorio. “Agente Baciami-il-culo? Davvero?” Alex sbuffò, “Già, Agente Baciami-il-culo. È meraviglioso. Adoro il mio lavoro. Si incontra ogni sorta di gente gentile e fantastica.” “Ma hai degli uomini che ti chiedono di prendergli della panna in modo che ti possano ammirare il didietro?” Alex finse di pensarci per un istante e annuì lentamente. “Solo a volte.” Un altro scroscio di risate la pervase mentre Jade entrava in auto e Alex chiudeva lo sportello. Ancora sghignazzando, Alex sospettò che avrebbe vissuto una delle più belle serate della sua vita, dopo un lunghissimo periodo.

****

Camminando fianco a fianco lungo uno dei sentieri del parco, la conversazione procedeva spedita ma cominciò a vacillare quando entrambi contemplarono quanto era stato detto fino a quel momento. In verità, nonostante volesse conoscere tutto in merito all'uomo sul quale aveva fantasticato per settimane, le piaceva il modo in cui riuscivano a condividere un confortevole silenzio insieme, senza sentire il bisogno di riempirlo con chiacchiere senza senso. Jake utilizzò quel breve momento di silenzio come un'opportunità per ispezionare l'Agente Figo, noto anche come Alex, senza la sua uniforme, in normalissimi abiti da uomo. Era sicuramente uno degli uomini più sexy su cui avesse mai messo gli occhi – con o senza divisa – e dal momento in cui gli aveva messo le braccia attorno al collo e aveva premuto il corpo contro il suo di fronte all'appartamento, tutto quello a cui riusciva a pensare era quanto si era sentita bene in quell'istante. Era tutto muscoli e potenza; non osava nemmeno pensare alla misura del suo cazzo! Oh, e il suo dopobarba. Dio, quando adorava quell'aroma su di lui. Si ritrovò a doversi forzare per non abbandonarsi tra le sue braccia pur di assaporare un altro assaggio di quel profumo speziato e muschiato. Con la coda dell'occhio, osservò quello che indossava, jeans scoloriti, una maglietta bianca con la scritta 'Budweiser' che gli metteva il risalto il petto possente e una giacca di velluto a coste marrone. Sexy in un certo qual modo. Senza averne l'intenzione, ma incapace di trattenersi, i suoi occhi si diressero verso l'inguine. Riusciva a intravedere leggermente la sagoma del suo cazzo che premeva contro il tessuto dei jeans. Un brivido la pervase, una sensazione che terminò, pulsando, tra le sue gambe. Poteva solo immaginare cosa avesse in serbo per lei se e quando si fossero ritrovati nudi e lui l'avesse martellata con il suo cazzo enorme. “Eccoci qui,” Alex annunciò prendendole la mano e guidandola verso la balaustra. Si trovavano sul punto più alto del parco che sovrastava il grande lago, una decina di metri più in basso. “Non sono mai stata quassù prima d'ora.” Jade si avvicinò alla balaustra e si sporse per ammirare meglio la distesa d'acqua al di sotto. Poiché era una nottata così calda, serena e senza l'ombra di una nuvola in cielo, la luna ora risplendeva

lucente e la sua luce rifletteva sullo specchio d'acqua; la luce brillava come piccoli diamanti in superficie. “Prima di diventare un poliziotto lavoravo per il parco.” Ridacchiò lui. “Per la sicurezza del parco, per essere precisi. Non credo che molta gente sia a conoscenza di questa zona, ma ecco come l'ho scoperta io.” Jade era così rapita dalla pittoresca visuale di fronte a sé che udì appena quanto Alex aveva detto e non lo sentì avvicinarsi da dietro, così non riuscì a trattenere il lieve gemito che le sfuggì dalle labbra quando la sua possente figura le premette contro la schiena e le sue forzute braccia le cinsero la vita dal retro. Alex si sporse in avanti e le scostò i capelli di lato, lasciando libero il suo soffice e delicato collo. Il suo corpo reagì rabbrividendo, in ansia, percependo il calore del suo respiro solleticarle la pelle. Con un leggero sospiro, inclinò la testa leggermente, un palese invito tacito a procedere. Quando le sue decise ma soffici labbra le sfiorarono il collo, Jade mugugnò mentre il suo corpo prese vita contro quello di Alex. Quel lieve suono fu tutto ciò che servì ad Alex per farsi più vicino, premere il corpo contro il suo, con il lungo e possente cazzo già eretto e costantemente in crescita, contro il suo didietro. Oh-mio-Dio. Chiuse gli occhi e si lasciò pervadere dalle sensazioni provocate dalle sue labbra che lentamente si facevano strada lungo il collo. L'ondata di caldo piacere cominciò alla sommità del capo e le scese lungo tutto il corpo, riscaldandola via via e terminando con una potente pulsazione tra le gambe. Con una mano gli afferrò il bicipite, mentre con l'altra gli agganciò la nuca e attirò le labbra alle sue. “Baciami Alex,” sussurrò appena, ansimando. Un sexy ringhio gli uscì dalla gola mentre con le labbra oscurava le sue. Le mantenne a un millimetro di distanza, un briciolo d'aria li separava. I loro respiri si unirono mentre entrambi lottavano per mantenere il controllo degli istinti che minacciavano di prendere il sopravvento. Jade gli stuzzicò il labbro inferiore, catturandolo lievemente tra i denti e succhiandolo. Lui ringhiò una volta ancora, un altro languido suono ferino, pochi secondi prima di affondare le labbra sulle sue, esigendole con fervore. Lei socchiuse le sue, permettendo alla sua lingua di entrarle in bocca.

Gemette una seconda volta, contro la sua bocca, mentre la lingua di lui trovava quella di lei, inviandole un altro violento scossone di piacere. Mentre le loro lingue duellavano, il corpo di lei cominciò a muoversi contro quello di lui, dimenandosi, il sedere a stuzzicare la dura sagoma del suo cazzo che premeva disperatamente contro i jeans. “Oh-mio-Dio, ti voglio,” mormorò lei, mentre lui la girava tra le sue braccia in modo da poterla vedere in viso. Il corpo di lei rabbrividì a quel contatto. Era come se non avesse più il controllo delle proprie azioni ma fosse, invece, un prigioniero delle intense e peccaminose sensazioni che lui le stava suscitando. Spingendola contro il parapetto, Alex le affondò una mano tra i capelli e si impossessò della sua bocca. L'inguine di lui le si strofinava contro, provocandole un ulteriore gemito contro le labbra, ma questa volta non cercò nemmeno di soffocarlo. Le mani di lui non si erano neanche avvicinate alla sua intimità o ai suoi seni, eppure era disperatamente prossima a venire nei jeans, solo per via del desiderio e dalla voglia di stare con lui. Come se percepisse il suo disagio, Alex la strinse più forte e si portò una delle sue gambe attorno alla vita, strofinando l'inguine contro il suo. La sagoma del suo cazzo stuzzicava e tentava la sua fica e il suo clitoride attraverso i diversi strati di tessuto, fino al momento in cui avvertì un'ondata finale di piacere attraverso il corpo. Interrompendo il bacio, reclinò la testa all'indietro e il suo corpo si irrigidì contro quello di lui. Jade lo strinse con maggior intensità e gridò mentre veniva scossa nel profondo da uno dei più intensi orgasmi della sua vita. Esausta e ansante, si aggrappò a lui, affondando il viso nel suo collo, tentando di ricomporsi, sconvolta per l'inaspettato orgasmo ma anche leggermente imbarazzata che fosse accaduto in quel modo.

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Un ampio sorriso soddisfatto illuminò il viso di Alex, nonostante il fatto che il suo cazzo fosse così duro da fargli male; era così duro che, ne era certo, avrebbe potuto usarlo per spaccare dei mattoni. Se aveva capito bene quanto era appena

accaduto, la graziosa ragazza della caffetteria aveva appena avuto un intenso orgasmo e non aveva nemmeno avuto occasione di esplorare completamente il suo corpo, ancora, o di mostrarle le sue mosse migliori. “Hey.” La guardò, aspettando che lei incrociasse il suo sguardo, ma Jade sembrava esitante, quasi quanto imbarazzata da quanto appena successo. Appoggiandole un dito sotto il mento, le sollevò il viso e fu più che certo di notare un po' di rossore sulle sue guance. Forse in parte dovuto all'orgasmo, ma sospettò ci fosse anche qualche altra ragione. Alex abbassò la bocca su quella di Jade e la baciò teneramente. “Mi dispiace... ummm.” Senza averne l'intenzione, ma non riuscendo a trattenersi, Alex ridacchiò lievemente. “Non oserai scusarti per questo, vero?” andosi una mano tremolante tra i capelli, si strinse nelle spalle cercando di distogliere lo sguardo, ma la mano di lui sotto il mento fece in modo che il contatto visivo non si interrompesse. “Non è proprio abituale. Cioè... Non mi succede di solito. Sai... così.” “Non hai idea di quanto sia stato eccitante. Tienilo a mente e mi farai pensare di essere una sorta di dio del sesso.” La timidezza sembrò svanire quando lei scoppiò a ridere e si strinse a lui. “Come un supereroe del sesso?” “Orgasmi con un unico sguardo.” Lui si ritrasse leggermente, inarcò un sopracciglio verso di lei e la guardò fissa negli occhi scuri. Dopo una breve pausa, chiese: “Sempre e comunque?” “No, mi dispiace.” “Beh, dannazione. Era solo una teoria.” Con un intenso sospiro, la tirò nuovamente a sé e le stuzzicò il lato del collo. Il dolce profumo di fragole gli assalì le narici – sembrava non averne mai abbastanza. “Immagino di dover solo tornare a fare le cose alla vecchia maniera.” “Non c'è niente di sbagliato in quei metodi,” Jade gli assicurò, sollevandogli la

maglietta e facendogli scorrere le mani al di sotto. Il tocco delle sue soffici mani calde che si facevano strada verso il suo stomaco, il busto e il petto lo fece quasi impazzire. Gli occorse ogni briciolo di autocontrollo per trattenersi dallo spogliarla proprio lì, in quel momento, e fare ciò che desiderava ardentemente. Mentre reclamava la sua bocca una volta ancora, si chiese quanti orgasmi avrebbe avuto quando l'avrebbe scopata. Uno, due, una mezza dozzina, forse? Dannazione. Volerlo sapere lo stava uccidendo. Una cosa sapeva per certo: non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire la ragazza della caffetteria, non per quel momento.

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La notte seguente, Jade si concesse un'ultima occhiata allo specchio mentre aspettava che Alex arrivasse. La sera prima era stata una delle più favolose che avesse mai trascorso con un uomo. Non era accaduto niente a livello sessuale oltre l'intensa sessione di petting, tuttavia non fu perché non lo desiderasse. Si sarebbe spogliata e avrebbe spalancato le gambe per lui al parco se gliel'avesse chiesto, ma non l'aveva fatto. E per questo lo rispettava. Questa sera, comunque, la sua intenzione era spingersi oltre una sessione di petting all'aperto. Si ispezionò nello specchio a grandezza naturale una volta ancora. Si era messa una semplice gonna plissettata e un'anonima maglietta di cotone bianco. Immaginava le desse un po' un aspetto da scolaretta, ma non la preoccupava l'eventualità che il look prescelto potesse non funzionare. Poteva anche essere solo il loro secondo incontro ufficiale, ma avevano flirtato tramite la postazione del take away per circa un mese, una situazione che poteva valere ben quattro o cinque appuntamenti. Giusto? Al suono del camlo, si accorse che il cuore le stava impazzendo nel petto. andosi un ulteriore strato di lucidalabbra alla fragola, corse alla porta e premette il pulsante per rispondere. “Alex?” “Sono io.” “Sali,” premette il pulsante per aprire il portone e aspettò. Sarebbero andati a

vedere un film quella sera, ma lui aveva deciso di are qualche ora in anticipo in modo da poter trascorrere un po' di tempo a parlare – tra le altre cose. Considerando il piacere che provava solamente pensando a lui, non le sarebbe dispiaciuto saltare completamente il film se avesse dovuto essere totalmente sincera con lui. Appena udì dei i avvicinarsi sul pianerottolo, corse alla porta per spalancarla. Impaziente? Forse, ma lui sapeva che l'avrebbe trovata pronta ad accoglierlo, comunque – aveva davvero una cotta per lui. Si concesse qualche secondo affinché potesse vagare con lo sguardo lungo quel corpo meraviglioso. Il suo abbigliamento era identico a quello della sera precedente, eccezion fatta per una camicia color verde foresta al posto della maglietta che gli metteva in risalto il petto. “In qualche modo ho dimenticato di darteli ieri sera,” le regalò un dolce sorriso di scuse mentre le porgeva un bouquet di una dozzina di rose rosse. “Ascolta, ho notato che c'è un film anche prima, perché non ci andiamo ora e trascorriamo un po' di tempo insieme più tardi?” Dopo un minuto di valutazione, realizzò che il dopo avrebbe comportato un accordo decisamente più favorevole se le cose fossero andate come sperava quella notte. Catturando il suo sguardo e notando l'ardore nei suoi occhi, capì al volo che anche lui la pensava allo stesso modo. Jade annuì. “Sembra fantastico.” Indicò i fiori. “Dammi solo un secondo per occuparmi di questi.” Appoggiandosi allo stipite della porta aperta, Alex incrociò le braccia sul petto e annuì. “Certo.” Sentendosi gli occhi addosso, mise ulteriore enfasi nei suoi i mentre si allontanava. La gonna metteva in risalto il suo sedere in modo perfetto, quindi voleva essere certa di sfruttare la situazione al meglio. Un istante prima di scomparire in cucina, gli rivolse uno sguardo e ne fu felicissima; sembrava aver suscitato la reazione che sperava. Lui aveva uno sguardo intenso e sexy sul volto e i suoi occhi verdi erano incollati sul suo didietro. Un dolce sorriso le illuminò le labbra mentre entrava in cucina e spariva dalla sua visuale.

Capitolo 3

Per circa un'ora Jade si era sentita gli occhi addosso mentre lei e Alex sedevano in ultima fila, mano nella mano, appoggiate sul bracciolo tra loro. Aveva intuito che gli sguardi arrivavano dalla coppia seduta all'estrema destra, parecchie file più avanti. Strizzando gli occhi, cercò di vedere meglio i due, ma la luce soffusa mantenne le loro identità segrete. Sono solamente paranoica. Si disse, ma qualcosa nel retro della mente le disse che non lo era. Alex sembrava soddisfatto del film e di tanto in tanto le lasciava la mano per farle scorrere le punte delle dita lungo l'interno coscia. Abbastanza per stuzzicarla. Il suo tocco calamitava l'attenzione, distraendola dalla coppia e facendola concentrare nuovamente su di lui, ma trascorsa un'ora, nemmeno le sue maliziose carezze furono sufficienti a distrarla da quella sensazione di disagio. Alla fine, si ritrovò a fissare la coppia. Era certa di non conoscere la donna e la sensazione le fu confermata quando questa si girò per rivolgerle uno sguardo intenso. Apparentemente, i suoi sguardi non erano caduti nel nulla. Ma l'uomo... L'uomo le era stranamente familiare. La testa stava cominciando a farle male a forza di spremere le meningi per tentare di capire chi fosse. Infine, si arrese e guardò Alex, le cui mani stavano ancora cominciando a farsi strada lungo il suo nudo interno coscia, accendendole un vero e proprio inferno tra le gambe. “Li conosci?” Alex chiese, accigliandosi mentre osservava la donna dai capelli biondi e il suo moro compagno e annuiva in direzione della coppia. “Huh?” Distolta dai suoi pensieri, Jade si concentrò nuovamente su Alex.

Le mani si fermarono a metà strada lungo la coscia e il suo cipiglio si intensificò. “Cosa c'è che non va?” Si rigirò sulla poltrona in modo da guardarla in faccia. “Io, ummm.” Jade riguardò la coppia, proprio quando l'uomo si girava e incrociava il suo sguardo. Scuri occhi, quasi neri, la scrutarono, occhi che erano stati protagonisti dei suoi incubi per diversi anni della sua vita da adolescente. Un accenno di sorriso illuminò le labbra dell'uomo prima che si girasse e si concentrasse di nuovo sul film. Un brivido involontario le pervase la spina dorsale e si fece più vicina ad Alex, più vicina possibile, considerando il bracciolo che li separava. Ma non poteva essere lui. Non poteva... Doveva trattarsi di qualcun altro, identico all'uomo che aveva rubato la sua innocenza tanti anni prima e che le aveva mostrato il lato oscuro della vita. “Chi è?” Alex chiese, con la voce irritata e in procinto di alzarsi dalla poltrona, determinato a scoprirlo da sé se non avesse ricevuto una risposta soddisfacente. Afferrandogli il braccio, lo convinse a sedersi nuovamente in poltrona. “Non è nessuno. Uno delle superiori. Forse, non ne sono nemmeno sicura. Non è importante.” “Sei sicura?” insistette. Lei annuì. “Non sembra nessuno dall'espressione del tuo viso.” Borbottò, mentre si tornava a concentrare sul film. Ritraendo la mano dalla sua coscia, la posizionò sul bracciolo, intrecciando le dita tra le sue. Lei cercò di sorridere, ma si trattò di un sorriso poco convincente. “Sono sicura.” Guardandola, Alex le regalò un sorriso rassicurante, stringendole leggermente la mano. “Va bene, allora.” Jade si concentrò nuovamente sul film, giurando di non guardare più in direzione della coppia per il resto dello spettacolo. Tuttavia, l'inquietante sensazione persistette e divenne ben presto una prova di resistenza impedirsi di guardare quell'uomo.

arono altri venti minuti e, per il sollievo di Jade, il film stava finalmente giungendo al termine. “Hey, usciamo di qui,” Alex le strinse la mano per reclamare la sua attenzione e cominciò ad alzarsi. “Cosa?” Una confusa, tuttavia leggermente sollevata Jade esitò, ma si alzò con lui. “Perché?” “Sembra che lui ti renda nervosa quindi andiamocene. Il film fa schifo, comunque.” “Huh?” Non poteva che essere d'accordo sulla qualità del film, perché era vero. Era una specie di horror, che prevedeva alieni... o roba simile, non ci aveva fatto molto caso. Tuttavia, fino a quando non aveva scoperto che la sua principale attenzione non era il film bensì la coppia davanti a loro, Alex sembrava piuttosto coinvolto. Facendo un o verso di lei, la cinse tra le braccia e abbassò la bocca al suo orecchio. “E magari non riesco a levarmi dalla testa il modo in cui quella gonnellina ti sottolinea il sedere e non vedo l'ora di portarti a casa per poter rimanere soli.” Il calore del suo respiro sul collo e sull'orecchio le inviò dei brividi. Non poteva che essere d'accordo, era impaziente di fargli scorrere le mani su quel delizioso corpo fin dalla sera prima. “Mmmm, beh, se la metti così.” Afferrando la borsa e il sacchetto di popcorn consumato a metà, lo seguì lungo le file di poltrone e in corridoio, sentendosi osservata per tutto il tempo. Nonostante l'urgenza di voltarsi, non lo fece. Semplicemente, lo seguì, senza proferire parola, fuori dalla sala, nella calda notte estiva. “Stai ancora pensando a quel ragazzo?” Alex chiese quando raggiunsero il parcheggio della residenza di lei. Jade scosse la testa. “Non proprio.” Bugiarda! Una voce nella sua mente strillò. “Non ci pensare troppo.” Parcheggiando la jeep, spense il motore, si spose in avanti e le stuzzicò il collo. “Non lasciare che rovini la nostra notte.”

Jade gemette lievemente. “Hai ragione, consideralo dimenticato.” Ritraendosi leggermente, girò la testa e gli catturò le labbra. La sensazione data da quella decisa lingua insistente che accarezzava la sua le fece dimenticare tutto tranne la sensazione dolente tra le gambe e l'intenso desiderio nei confronti di lui. Lui si ritrasse all'improvviso e scattò fuori dalla jeep, lasciandola ansimante e confusa. Per via dell'altezza della jeep e per il fatto che indossava una corta gonna abbinata a degli stivali alti fino al ginocchio, con un tacco a spillo di dieci centimetri, aspettò che Alex l'aiutasse a raggiungere il suolo. Afferrandola per la vita, la fece scendere dalla jeep e la lasciò scivolare delicatamente, fino a quando fu stabile sui propri tacchi. Spostandola leggermente, chiuse lo sportello e la sbatté contro la jeep con la sua massiccia stazza. Jade si sciolse contro di lui. Avvolgendogli le braccia attorno al collo, gli catturò le labbra, adorando il sapore di menta fresca delle sue labbra e della sua bocca. Alex le premette contro il suo inguine, la sagoma del suo membro duro ed eretto a stuzzicarla, supplicando sollievo. Lei si premette ulteriormente contro di lui, incollandogli i fianchi contro i suoi e intensificando il bacio, mentre godeva dei tremori che le pervadevano il corpo. Avvertendo che il proprio corpo si stava preparando per venire nel parcheggio, con riluttanza si ritrasse. “Andiamo, entriamo.” Lui afferrò la confezione di popcorn e, con lei, si fece strada verso l'edificio. Cinque minuti più tardi, Jade aveva invitato Alex a sedersi sul divano mentre portava una bottiglia di vino e dei bicchieri in soggiorno. Sedendosi accanto a lui, si concentrò sul tappo, poi riempì entrambi i bicchieri. “Forse non dovrei bere.” Alex protestò quando lei gli porse il bicchiere, regalandole quel meraviglioso sorriso con le fossette che adorava. “Dovrei guidare fino a casa...” Jade fece una pausa mentre afferrava il proprio bicchiere e lo guardava, catturando il suo sguardo. Riusciva a vedere la voglia che aumentava in quegli occhi, la quale le diede il coraggio di spingersi più oltre di quanto avrebbe normalmente fatto. Con un sorriso malizioso, gli si sedette contro. “Beh, allora, forse dovresti rimanere qui stanotte.”

Il silenzio si impossessò della stanza per la durata di diversi battiti del suo cuore. Appoggiando il bicchiere sul tavolino senza nemmeno prenderne un sorso, Alex rimosse il bicchiere dalla mani di Jade e lo posizionò accanto al suo. Poi le appoggiò un dito sotto il mento e le sollevò il viso, per incrociare il suo sguardo. “È questo che vuoi?” Rigirandosi tra le sue braccia in modo da guardarlo in faccia, lei annuì. “Non hai idea di quanto lo voglia,” gli sussurrò contro le labbra mentre gli si strofinava contro. Lui ridacchiò mentre con gentilezza la tirava a sé e la posizionava sulla schiena sul divano. Invitandola a spalancare le gambe con il proprio ginocchio, si posizionò tra esse. Portando una mano a lato della testa di lei, in modo da are il proprio peso, le prese una mano e la guidò verso l'ampio rigonfiamento sotto i jeans. “Oh, credo di averne idea, invece,” ringhiò mentre le sue labbra lentamente si facevano strada lungo il collo di lei, cominciando dal lobo dell'orecchio. Incapace di resistere a quell'invito a esplorare il suo membro, le dita di lei rapidamente slacciarono la cintura e i jeans, facendoli scendere sui fianchi e lasciando scivolare una mano sotto i boxer per afferrare la sua asta eretta. “Mmmm, wow,” ansimò, e poi si sentì avvampare, realizzando di aver pronunciato quelle parole ad alta voce. “Hmm. Beh, grazie,” scherzò lui mentre con le labbra le stuzzicava la base del collo e si fermava lì, aspettando che le dita terminassero di sbottonarle la camicia. Finalmente sbottonata, Alex si concentrò sul laccetto anteriore del reggiseno di seta rossa, liberando il generoso seno sodo. Inarcando la schiena, gli afferrò le spalle, continuando a strofinargli il cazzo, fermandosi per un istante quando la bocca di lui le catturò uno dei due capezzoli. La sua lingua ruotava e giocava con il capezzolo, circondandolo fino a farlo diventare un picco eretto e turgido. “Che meraviglia.” La sua bocca abbandonò il primo, per concentrarsi sul secondo, mentre una mano si faceva strada verso il basso, puntando all'interno coscia.

Disperatamente ansiosa di sentire il suo caldo corpo massiccio contro il suo, Jade gli slacciò freneticamente i bottoni della camicia, poi gliela fece scivolare dalle spalle, lasciando libero quell'ammasso di muscoli possenti. Dio, il suo corpo è fantastico! Sedendosi sui talloni, Alex le afferrò le mani e gliele portò verso l'alto. Si liberò della camicia e la gettò sul pavimento, poi le sfilò la camicia e il reggiseno dalle spalle, baciando la morbida pelle man mano esposta. “Il tuo corpo è meraviglioso,” Jade sussurrò mentre gli schioccava una serie di baci dal petto verso il basso. Scivolando giù dal divano, Jade si mise in ginocchio di fronte a lui, abbassandogli i jeans e, con essi, anche i boxer. Il suo membro sbucò eretto a caccia di attenzioni con una goccia di liquido preeiaculatorio a illuminarne la punta che supplicava di essere leccata. Incapace di resistere, Jade continuò lungo il torace, via via sempre più in basso, fino a raggiungere la sommità del suo lungo cazzo massiccio. Ruotò la lingua attorno alla punta, rimuovendo ogni singola goccia. Un profondo ringhio ferino provenne dalla gola di Alex mentre le affondava le mani tra i capelli e le premeva la testa nuovamente verso il suo membro. Guardandolo e mantenendo il contatto visivo, Jade stuzzicò la sensibile sommità una volta ancora, poi fece ruotare la lingua lateralmente. “Oh Dio, sì,” mugugnò, intensificando la stretta tra i suoi capelli e dimenando i fianchi contro la sua bocca. Jade sorrise per la sua impazienza, poi fece scorrere la punta della lingua per tutta la lunghezza del suo cazzo, dalla base alla punta, prima di prenderlo in bocca. Afferrandogli le palle in una mano, le massaggiò con dolcezza, prendendo il suo cazzo in bocca con maggior insistenza. Alzandosi e abbassandosi, lungo la massiccia asta, ad ogni ata lo prendeva sempre più in profondità. Poteva avvertire dalla tensione nel suo corpo mentre le si dimenava contro la bocca che stava facendo del suo meglio per trattenersi, dallo scoparle la bocca con forza e velocità; mantenendo i movimenti lenti e calcolati. Il dolore tra le gambe le divenne mille volte più insopportabile, mentre ardeva

dal desiderio di sentire il suo lungo e massiccio cazzo dentro la sua fica. L'umidità tra le gambe le aveva ormai inzuppato le mutandine dalla voglia. Nel tentativo di sollevare la pressione crescente, divaricò leggermente le gambe e si infilò una mano negli slip. Spalancò le labbra della fica e cominciò a strofinarsi il clitoride a ritmo con i movimenti della bocca su di lui. Tremori di bramosia e desiderio la scossero, uniti alla soddisfazione derivante dalle sue esperte dita. La sua stessa mano le offrì un sollievo temporaneo; la fica voleva la bocca di lui, le sue mani e il suo cazzo, dentro e su di essa. Guardandolo, si ritrovò ulteriormente eccitata – sul limite di venire – quando realizzò con quale intensità la stava fissando, osservando ogni singola mossa, con lo sguardo colmo di desiderio. Un altro tremore la scosse quando i loro sguardi si incrociarono. Dimenando i fianchi contro la propria mano, alternò l'affondo di due dita in profondità allo strofinio del clitoride. “Sto venendo, Jade,” la avvertì, il suo cazzo e le sue palle si indurirono, ma non ne fu scoraggiata: voleva sentirlo venirle in bocca, direttamente in gola. Si mosse con maggior intensità, prendendone più che poteva della sua lunghezza. Il suo stesso corpo era ora in fiamme, la pulsazione tra le gambe la stava portando al punto di non ritorno ed era a un o dal venire, dolente. Era a pochi secondi dal momento del sollievo. Poco prima di venire, Alex ringhiò e affondò il cazzo in profondità, contro le pareti della sua gola, istanti prima di spruzzarle in bocca. Mentre deglutiva il caldo e salato liquido, il suo corpo si irrigidì e gemette contro il suo cazzo quando un'ondata dei propri umori le inzuppò la mano. Jade ripulì la punta del suo cazzo con la lingua, assicurandosi di catturare ogni singola goccia di lui, poi lo lasciò fuoriuscire e lo guardò. Scivolando giù dal divano, lui si alzò in piedi e si tolse il resto dei vestiti. Una volta terminato, la prese tra le braccia, la baciò rumorosamente e le slacciò la gonna, lasciando che le cadesse ai piedi, seguita poco dopo dalle mutandine. “È stato fantastico, Jade,” sussurrò mentre la distendeva sul divano. La mossa la prese di sorpresa e le sfuggì un lieve gemito mentre ricadeva sul soffice divano di pelle marrone. Mettendosi in ginocchio, tra le sue gambe, Alex le afferrò i fianchi e la tirò a sé in modo che il sedere sporgesse dal limite del divano.

Jade lo guardò con gli occhi spalancati mentre le divaricava le gambe e le schioccava un leggero bacio sullo stomaco, poco sopra l'ombelico, prima di muoversi lentamente verso il basso. Quando raggiunse l'apice tra le sue gambe, sollevò il viso e sorrise, il calore nei suoi occhi la fece rabbrividire di desiderio. “Adoro quanto sei soffice e liscia,” mormorò abbassando la testa e baciandole il monte depilato. “Sei così bella.” Jade mugugnò. La sua fica era inzuppata di desiderio e lui era leggermente fuori portata; dovette quindi stringere i pugni e pregare che lui mettesse fine a questa agonia. Divaricando le umide labbra ed esponendo il pulsante clitoride turgido, si abbassò e fece scorrere la lingua lungo l'intera fessura, raccogliendo con avidità ogni residuo del suo orgasmo. Sporgendosi in avanti, raggiunse il bicchiere di vino ancora intonso e poi si posizionò nuovamente tra le sue gambe. Divaricando le pieghe ancora una volta, con lentezza versò un quarto del contenuto del bicchiere sulla sua intimità. “Oh-mio-Dio!” Lei ansimò al contatto fresco del liquido che le scorreva sul clitoride e lungo la fessura, era quasi bello quanto la sensazione della sua lingua – quasi. “Preferisco berlo in questo modo,” scherzò, rimettendo il bicchiere sul tavolo. “Anch'io,” ansimò lei. Ridacchiando, Alex fece scorrere la lingua tra le labbra di nuovo, prima di concentrare i propri sforzi sul clitoride. La lingua le puntellava e le circondava il turgido bottoncino mentre il corpo di Jade veniva sovrastato dal desiderio. Alex scese ulteriormente verso il basso, leccando e succhiando le labbra della sua fica, assicurandosi di raccogliere ogni singola goccia di vino prima di proseguire. Si trattava di pura agonia. Voleva il suo cazzo così disperatamente da sentire l'intero corpo straziato. I suoi fianchi si dimenarono contro la bocca di lui che si faceva strada verso la sua dolce entrata. Cominciò ad affondare la lingua, dentro e fuori, scopandole la fica senza pietà mentre con le dita le solleticava il clitoride. Brividi di piacere cominciarono a scuoterle il corpo mentre raggiungeva la vetta

del piacere. Era così vicina, così vicina. Si dimenò contro la sua bocca, con maggior intensità ora. “Ti prego,” gridò mentre un'ultima ondata di piacere la sovrastava e venne per lui. “Che meraviglia,” mugugnò mentre le leccava le secrezioni e le riportava una sensazione di asciutto. Stremata e ansimando forte, Jade rabbrividì mentre altri due sussulti meno intensi le scossero il corpo. Alzandosi in piedi, Alex la prese tra le braccia, stringendola forte contro il suo petto. “Andiamo in un posto un po' più comodo.”

Jade premette il proprio corpo contro quello di lui. Cingendogli il collo con le braccia, gli appoggiò la testa contro le spalle. “Mi piace l'idea.” A metà strada verso la camera da letto, lui si fermò e tornò verso il tavolino. “Cosa...” “Potrebbe servirci,” spiegò, inarcando le sopracciglia. Con un sorriso complice, si sporse in avanti per afferrare il collo della bottiglia di vino e proseguì verso la camera da letto. “Hmm, beh, non posso dire di aver leccato del vino dal corpo di un meraviglioso poliziotto prima d'ora,” Jade lo stuzzicò, accarezzandogli il contorno dei muscoli del petto e delle spalle. “Mai?” Si finse stupito mentre la faceva sedere sui talloni e prendeva un lungo sorso dalla bottiglia. “No.” Lei si sporse in avanti, afferrò il suo cazzo e lo strofinò con forza e intensità, provocandogli un gemito sommesso e ferino, prima di lasciarlo andare e arrampicarsi sul letto. Facendo ondeggiare le gambe – con le ginocchia unite – avanti e indietro, lo guardò, mordicchiandosi il labbro inferiore. Appoggiando la bottiglia sul comodino, Alex la fissò con quegli occhi verdi pieni di lussuria, osservando il movimento delle sue gambe. “Dobbiamo rimediare dopo.” “Hmmm.” Smise di muovere le gambe e lasciò ricadere le ginocchia, divaricando le gambe ed esponendogli la sua umida fica rosa. “Dopo cosa?” Come se non l'avesse saputo. Ispezionò il meraviglioso corpo di lui dall'alto in basso, fissando il suo eretto cazzo duro che implorava attenzioni. Se la sua fica non fosse stata in fiamme in quel momento, avrebbe gattonato verso di lui per prenderglielo in bocca una volta ancora. Ridacchiando, lui salì sul letto, posizionandosi tra le sue gambe. “Dopo aver scoperto quanto bene sta il mio cazzo in questa tua meravigliosa fichetta stretta.” Sporgendosi in avanti, le divaricò le labbra e affondò un paio di dita in

profondità. Jade ansimò e chiuse gli occhi. Piacere e desiderio la pervasero mentre le strofinava le pareti interne, stuzzicandole il punto g con estrema precisione e perfetta accuratezza. “Oh-mio-Dio! Ti prego, Alex.” Abbassandosi su di lei, continuando ad accarezzarla, le prese tra i denti il lobo dell'orecchio. “Dove sono?” Chi? Cosa? Oh-Dio. Non aveva idea di che cosa stesse parlando. “Aspetta. Oh Dio!” Si aggrappò alle sue spalle e si dimenò contro di lui. “Non ne ho portati. Non pensavo che...” “Comodino. Cassetto. Accanto al letto.” Quando cominciò ad allontanarsi, si aggrappò con maggior intensità alle sue spalle e lo ritirò stretto a sé. Sfiorandogli le labbra con le sue, gli affondò la lingua in bocca e intensificò il bacio, con una ione e un'urgenza con la quale non aveva mai baciato nessun altro prima d'ora. Pochi istanti più tardi lo lasciò libero. “Sbrigati!” “Piccola donna esigente,” la stuzzicò, dandole un altro rapido bacio. Jade lo osservò con impazienza mentre si avvicinava al comodino e trovava quello che stava cercando. “Ho aspettato per più di un mese che mi chiedessi di uscire, credo di essere stata abbastanza paziente,” protestò sogghignando.

Capitolo 4

Alex osservò con attenzione Jade che gli si metteva a cavalcioni e gli si posizionava sul sesso. Il suo seno sobbalzò con leggerezza mentre gli afferrava il cazzo per farlo scorrere sulla sua intimità. Alex chiuse gli occhi e mugugnò. Aveva sentito quanto fosse stretta poco prima e gli ci era voluto tutto il suo autocontrollo per evitare di scoparla sul divano. Riaprendo gli occhi, catturò il suo sguardo, ritrasse le mani da dietro la testa, le afferrò i fianchi e la spinse verso il basso, sul suo cazzo. “Ho bisogno di sentirmi dentro di te, Jade,” ringhiò. Con un sorriso timido, e senza ulteriore tormento, accolse il suo fallo in profondità – fino al limite. Gridò, mentre reclinava la testa all'indietro. “Dannazione, è fantastico!” “Oh, cazzo, sì!” Nella sua mente, si trattava di un eufemismo. La sua fica gli calzava a pennello, come un delizioso guanto caldo e umido. Lei cominciò a muoversi lentamente verso l'alto e verso il basso, su di lui, i muscoli più intimi gli si strinsero attorno al membro a ogni spinta. Tenendola stretta per le cosce, la mantenne stabile mentre incrementava la velocità, sollevandosi lentamente e poi riabbassandosi con forza su di lui, con forza e intensità. Ogni volta che lo prendeva dentro di sé, si lasciava sfuggire un leggero mugolio che lo faceva impazzire quasi quanto la sensazione data dall'essere dentro di lei. “Piegati all'indietro,” Alex la istruì. Lei non rispose, ma fece come richiesto, sostenendosi con le mani sulle sue cosce, la schiena inarcata, i lunghi capelli scuri che le ricoprivano la schiena e i seni protesi all'infuori. Alex non aveva mai visto nulla di così sexy in tutta la sua vita. Le grida di lei si fecero più intense quando la punta cominciò a strofinarle le pareti interne.

“Così, tesoro, cavalcami,” si spinse in avanti per raggiungerla tra le gambe, e cominciò a strofinarle il clitoride mentre lei lo scopava. Aveva appena avuto modo di concentrarsi sul clitoride quando il corpo di lei si irrigidì e fu pervasa da una serie di leggeri spasmi. La sua fica si contrasse attorno al fallo e un'ondata del suo caldo nettare lo circondò, colando lungo l'asta per ricoprire l'inguine e i testicoli. “Oh, cazzo!” ringhiò lui, la sensazione di lei che veniva lo mandò in estasi. “Continua, tesoro.” Si dimenò contro di lei, sollecitandola. Ancora ansando pesantemente e recuperandosi dall'esplosione che aveva appena sperimentato, si ricompose e continuò a cavalcarlo, con maggior velocità e con ulteriore forza di prima. Dentro e fuori, il suo cazzo appariva e scompariva nelle sue intime profondità. Il corpo di lui era vicino, così vicino. Ma quello di lei... Lui riusciva ad avvertire che si stava preparando per venire una seconda volta quindi lottò per trattenersi. “Vieni per me, tesoro. Ancora una volta.” “Dio, sì, manca poco,” gemette lei. Afferrandola per la vita, con una lesta mossa la girò sulla schiena, senza ritrarsi da lei e cominciò a martellarla velocemente e con forza. Aveva effettuato appena tre spinte quando avvertì il suo esile dolce corpo tremare sotto di sé. Proprio al momento giusto, fallo e palle si indurirono all'inverosimile e non ebbe scelta: doveva venire. Un'ondata di piacere lo pervase mentre la martellava un'ultima volta e si liberava, amplificando il suo orgasmo proprio come lei stava facendo con lui. Abbassando la bocca sulla sua, la baciò con tenerezza, le labbra sfiorarono le sue prima di prenderle il labbro inferiore in bocca e succhiarlo con dolcezza. Socchiudendo le labbra per lui, la lingua di Jade cercò quella di Alex. Lui le sospirò contro la bocca mentre le loro lingue duellavano e si concedeva un altro istante per assaporare la sensazione del suo calore che le avvolgeva il sesso. Ritraendosi, si alzò, velocemente gettò il preservativo nel cestino e poi tornò sul letto. La tirò con forza a sé, baciandole la tempia e lasciandole appoggiare la testa sotto il suo mento, mentre con le dita percorreva le sue soffici curve.

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Non importava quanto Jade si sentisse bene in quel momento, accoccolata ad Alex: non riusciva ancora a liberarsi da quel senso di colpa che la tormentava. Gli aveva mentito al cinema. Conosceva quell'uomo molto meglio di quanto avrebbe voluto. L'uomo si chiamava Nick Robichaud – non aveva più alcun dubbio ora. Lui era il motivo per cui non aveva avuto un vero appuntamento fino al ballo di fine anno. Lo aveva incontrato andando a trovare dei parenti in California durante le vacanze estive. Aveva quindici anni allora, lui diciannove. Viveva nella casa accanto e lei gli era caduta ai piedi in modo pazzesco. La maggior parte delle ragazze aveva una cotta per lui. Era il tipico affascinante ragazzo, alto e abbronzato per il quale le ragazze perdevano la testa. Trasudava carisma ed era il tipico cattivo ragazzo, quello sul quale le madri mettevano in guardia le proprie figlie, il che lo rendeva solamente ancora più interessante. Avevano cominciato a trascorrere del tempo insieme, nonostante le fosse stato vietato di vederlo. La riempiva di attenzioni ed era diventata l'invidia delle ragazze del vicinato. Le cose sembravano andare per il meglio, fino a quando non parteciparono ad una festa. Jade sapeva che se fosse tornata a casa ubriaca sarebbe stata rispedita a Portland e l'estate piena di divertimento sarebbe finita, quindi si trattenne dal bere, mentre la maggior parte degli adolescenti si lasciarono andare. Nick era stato super premuroso con lei quella notte e nonostante le sue avances la mettessero leggermente a disagio, assaporava gli sguardi invidiosi da parte delle altre ragazze. Quando le aveva chiesto di andare di sopra, in una delle stanze da letto, lei aveva esitato, ma alla fine aveva accettato. All'inizio era stato dolce e rispettoso, ma le cose si erano infine mosse con celerità, fino a portarla a uno stato di disagio. Gli aveva chiesto di smetterla. Gli aveva spiegato che era ancora vergine e che intendeva rimanerlo, almeno per un altro anno. Ma a lui non sembrava interessare un no come risposta, l'idea che fosse ancora vergine pareva allettarlo ancora di più.

Quello che era iniziato con qualche dolce carezza, si trasformò quindi in violenza. I suoi gemiti di piacere divennero grida di terrore, soffocate dall'alto volume della musica che riempiva la casa, mentre cercava di scappare. Lui si prese ciò che voleva, lasciandola dolorante e in lacrime, stesa tra un mix del suo sangue e del suo sperma. La vita era diventata sfocata per un lungo periodo dopo quell'incidente. Nick fu arrestato, accusato e condannato per lo stupro di una minore a dieci anni di reclusione. Servirono anni di terapia affinché Jade riuscisse a superare lo stupro e a cominciare a fidarsi nuovamente degli uomini. Fortunatamente, nel corso degli ultimi anni era stata in grado di rilegare l'incidente nel retro della mente e guardare avanti. Fino ad ora...

****

Jade si mise in bocca qualche aspirina e prese un sorso di caffè. Era grata che la notte fosse tranquilla: dubitava di poter gestire una gran quantità di clienti quella sera. Certamente non sarebbe riuscita a sfoderare il suo charme per ottenere più mance. Era stressata ed esausta, semplicemente non si sentiva concentrata. “Succede ancora di frequente?” Jane annuì. “Già. Ogni giorno. Le stesse cose. Mi chiama da un numero privato, dandomi della puttana, della prostituta. Tutto ciò che gli viene in mente in quel momento, suppongo, e poi riaggancia.” “Non è già ato un mese?” Jenny si accigliò e scosse la testa. “Cosa dice Alex a riguardo?” Jade fece una smorfia. “Non gliel'ho ancora detto.” Jenny la guardò in modo severo e materno. “Devi dirglielo, Jade. Quell'uomo potrebbe essere molto pericoloso. Solo Dio sa cosa ha intenzione di farti. Questo è solo l'inizio. Non si fermerà fino a quando non sarà costretto. E se non lo dici

tu ad Alex, lo farò io.” Lo sguardo di Jenny confermò a Jade che intendeva ogni singola parola. A parte la famiglia e il terapista, nessuno sapeva quello che era accaduto a Jade in California. Jade l'aveva tenuto strettamente segreto. Ma Jenny aveva notato un cambiamento in lei nel corso dell'ultimo mese e Jade era stata costretta a confessare il motivo del suo disagio.” Una parte di lei era imbarazzata per essere stata abbastanza stupida da mettersi in una situazione come quella. Nel profondo, sapeva di essere una vittima, ma il senso di vergogna e di imbarazzo per quanto era successo era ancora presente. Un'altra parte di lei voleva che rimanesse nel ato, riparlarne e ricordarlo non faceva altro che riportarlo al presente. Il giorno dopo aver visto Nick al cinema, Jade aveva fatto alcune ricerche e aveva scoperto che Nick era stato rilasciato sulla parola per buona condotta. Qualche giorno dopo essere stato rilasciato era sparito e c'era ancora un mandato di cattura nei suoi confronti. Era stata rassicurata dalle autorità che si trattava solo di una questione di tempo prima che fosse catturato e rimandato in prigione, ma era trascorso un mese e lei era ancora in attesa. Le era stato chiesto di tenere informate le autorità di ogni chiamata o contatto da parte di Nick, fino a quando l'avessero riacciuffato. Ding. “Vuoi che me ne occupi io?” Jenny chiese lasciando cadere la spugna nell'acqua. “No, posso farcela.” Avvicinandosi allo sportello del take away, Jade si sforzò di sorridere, salutare e prendere l'ordine da una voce stranamente familiare per un caffè. Un brivido le percorse la spina dorsale e Jade realizzò in quel preciso momento. Con esitazione e con la mano tremante, Jade si sporse dallo sportello. Sono una donna adulta. Posso farcela. Non posso fargli vedere che sta vincendo. Come previsto, mentre la piccola auto ammaccata accostava allo sportello, c'era Nick dietro al volante, la donna del cinema era seduta accanto a lui. Jade si chiese se la donna sapesse chi fosse quell'uomo, chi fosse lei, e la natura della loro relazione. Sospettava che non sapesse nulla.

“Beh, Jade, è da un po' che non ci vediamo.” Nick le fece un ampio sorriso, mentre le allungava una banconota per pagare il caffè. Nick si era ingrossato da quando erano giovani. Perfino sotto la luce soffusa dell'auto riusciva a vedere i muscoli che premevano contro la maglietta di cotone che li ricopriva. Il suo viso era maturato, e come se non bastasse, era diventato ancora più attraente. “Nick. Come stai?” Prese i soldi e procedette con la transazione, cercando di rimanere calma quando ogni nervo del suo corpo voleva scappare e nascondersi. “Oh, molto meglio ora. Gli ultimi anni sono stati piuttosto duri, ma le cose cominciano a migliorare.” Inspirando profondamente ed espirando poi lentamente, Jade impose alla sua mano di non tremare e gli porse il caffè con il resto. Quando gli ò quest'ultimo, invece di andare via, lui rimase allo sportello, guardando Jade. “C'è qualche problema con cui posso aiutarla, signore?” La voce di Jenny arrivò da dietro Jade, il suo tono era brusco e tutt'altro che fuori luogo. Nick guardò Jenny, poi Jade, infine nuovamente Jenny. “No. Penso che abbiamo finito. Per ora.” Senza aggiungere altro, partì rapidamente e sparì nel traffico. “Era lui? Stai bene?” Lo sguardo di shock le imperlava ancora il volto, Jade si strinse nelle spalle. “Sì. Devo solo... Ho bisogno di...” Si lasciò sfuggire uno sbuffo, il corpo le tremava. Incrociando le braccia sul petto generoso, Jenny guardò Jade con comprensione. “Forse dovresti fare una bella chiacchierata con il tuo uomo, Jade. Ora si presenta nel luogo in cui lavori. Presentarsi al tuo appartamento sarà la prossima mossa.” Jade annuì. “Già.” Girandosi verso la macchina del latte cromata e ben lucidata, osservò la propria immagine riflessa sulla superficie. Contemplando quell'immagine, si accorse di aver perso qualche chilo nelle ultime settimane. Le sue guance, da sempre piene, erano sottili, emaciate. “Alex si prenderà cura di te, se glielo permetti, Jade. Non è una cosa di cui ti dovresti vergognare. Deve saperlo.”

“Lo so.” “Sembra che tu abbia la tua occasione in meno di due minuti.” Jenny fece cenno verso l'auto di pattuglia che si stava avvicinando allo sportello.

****

“Dannazione, che notte impegnativa. Giurerei che ogni pazzo sia in giro per Portland stasera,” Alex ringhiò accostandosi allo sportello del take away. “Deve essere la luna piena,” il suo partner scherzò. “Siamo noi tesoro, possiamo avvicinarci?” “Certo.” Alex si accigliò, qualcosa nel suo tono di voce non andava. “Qual è il problema?” L'agente Torrance chiese osservando l'espressione sul volto di Alex. “Non lo so.” Stava avvertendo una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco. Jade si comportava in maniera strana da settimane, ormai. Non era se stessa e aveva anche notato la recente perdita di peso. “Cazzo,” mormorò tra i respiri mentre accostava allo sportello. Una volta arrivati, Jade era pronta con il loro ordine, come al solito, ma il dolce sorriso e il tenero flirtare con cui solitamente lo accoglieva non erano presenti, rimpiazzati da un'espressione neutra. Prendendo il cibo e il caffè, lui si accigliò. “Cosa c'è che non va, tesoro? Pessimi clienti?” Jade si strinse nelle spalle, evitando il suo sguardo. “Puoi ben dirlo.” Parcheggiando l'auto e spegnendo il motore, Alex si sporse attraverso lo sportello e le prese la mano. “Che succede?”

Alla fine, lei incontrò il suo sguardo e quell'espressione dolorante gli spezzò il cuore. “So chi è quella persona che c'era al cinema.” Alex esitò, cercando di ricordare tra i pensieri e capire a cosa si stesse riferendo. “Mi servono ulteriori informazioni, tesoro. Di cosa stai parlando?” “Il ragazzo del cinema. Lo conosco. Mi sta chiamando ed era qui appena un minuto fa.” L'espressione confusa di Alex si fece più intensa. “Il tuo amico delle superiori?” Ancora non aveva idea di che cosa stesse parlando o del perché un qualche ragazzo della scuola che ava al take away dovesse essere così sconvolgente. “Non sono stata completamente sincera con te in merito a una cosa.” Gli occhi di Alex si strinsero. “Perché? Cosa sta succedendo, Jade?” Strinse, i denti, determinato a capire cosa le stesse ando per la mente. Lei aprì la bocca per parlare e la richiuse di scatto, gli occhi le si riempirono di lacrime. “Ascolta. Aprimi, voglio entrare e vederti.” Lasciando l'auto di pattuglia parcheggiata davanti al take away, balzò fuori e si incamminò verso la porta sul retro, aspettando che lei lo fe entrare. In piedi dall'altra parte del vetro, Jade esitò come se valutasse se dovesse davvero dirgli il resto o lasciar perdere. “Ti prego, Jade,” riusciva a sentire la disperazione nella sua stessa voce ed, evidentemente, ci riuscì anche lei poiché gli aprì la porta e gli permise di entrare. Immediatamente la prese tra le braccia, e lei si lasciò cingere dal suo abbraccio, affondando il viso contro il suo collo e sospirando liberamente. Cominciò a parlare, velocemente, le parole soffuse dal suo collo e dai sospiri. Alex la tenne stretta e le baciò il capo. “Spiegami. Calmati e spiegami. Non posso aiutarti se non mi dici quale sia il problema.” Le spalle le tremarono e inspirò profondamente un paio di volte per poi espirare con forza mentre si allontanava leggermente da lui. “Si chiama Nick Robichaud.

È stato scarcerato recentemente sulla parola ed è venuto qui. C'è una taglia per il suo arresto.” Alex prese un fazzoletto dal dispenser sul bancone e le ripulì le striature nere di mascara dagli occhi. “Che cos'ha a che fare questo con te, tesoro?” “È finito in prigione per causa mia.” La mascella di Alex si serrò. L'idea che qualcuno potesse sfiorarla anche solo con un dito era quasi irreale nella sua mente. Fece un respiro profondo e cercò di controllare le emozioni. “Non capisco. Che cosa ti ha fatto?” “Uscivamo insieme quando avevo quindici anni e quando ho detto no, mi ha picchiata e stuprata. Si è preso dieci anni e...” La rabbia si impossessò di Alex al solo pensiero di qualcuno che avesse osato sfiorarla con un dito. “Perché non me l'hai detto prima, Jade? Sta andando avanti fin da quella volta al cinema?” Lei fece una smorfia nell'udire quel tono e il contegno di lui si allentò immediatamente. “Mi dispiace, tesoro, non sono arrabbiato con te. È solo che... Non è stato carino non dirmelo.” “Mi dispiace,” mormorò lei, evitando il suo sguardo. Prendendole il mento con il palmo della mano, la forzò a fissarlo. “È appena stato qui?” Jade annuì. Alex fece cenno attraverso la vetrata all'agente Torrance perché li raggiungesse all'interno del ristorante: porta qui il tuo culo. Se si fossero sbrigati, il ragazzo non avrebbe potuto andare lontano. Potevano avere una possibilità di prenderlo prima che la nottata terminasse. La prese nuovamente tra le braccia. “Giuro, me ne occuperò io per te,” le sussurrò tra i capelli. “Comincia dall'inizio, ho bisogno che tu mi racconti ogni singola cosa.”

Capitolo 5

Jade vagò per l'appartamento fino alle 7 di sera, l'ora in cui Alex avrebbe finito di lavorare e l'avrebbe incontrata. Stava facendo un doppio turno, cercando di acciuffare Nick. Alex la mancava già e sapeva che non si sarebbe sentita al sicuro fino a quando non fosse rientrato a casa. Quando gli aveva raccontato tutto, lui aveva messo in allerta l'intera zona ed era certa che ogni auto a disposizione fosse fuori a cercare Nick. Alex aveva anche disposto un auto fuori dal suo appartamento nella remota ipotesi che Nick decidesse di farsi vivo. Il lato del letto a lui riservato era vuoto e lei non era riuscita a chiudere occhio senza di lui. Aveva bisogno di lui, più che mai ora. Alle sette meno cinque il citofono suonò. Alex aveva le chiavi per il portone e per l'appartamento, ma immaginò che fosse così esausto da averlo scordato. “Sali,” disse, premendo il pulsante e sbloccando la porta d'entrata affinché entrasse. “Okay.” Qualcuno bussò alla porta qualche minuto più tardi e si affrettò a rispondere. Spalancandola, rimase senza fiato. Cercò di chiudere la porta, ma la sorpresa la rallentò. In un istante, Nick fu all'interno, chiudendosi la porta alle spalle. “Nick...” Jade fece un paio di i indietro, verso la cucina. Nick le stava davanti e le bloccava l'unica via d'uscita. “Hey Jade. Te l'avevo detto che ci saremmo rivisti presto.” Fece un paio di i verso di lei. “Devo ammetterlo, è stato piuttosto difficile venire a trovarti. Quel poliziotto che ti scopi è sempre nei paraggi.” “E sarà qui a minuti, quindi faresti meglio...” “No, hanno trovato l'auto che guidavo con un grazioso omaggio sul sedile del

eggero. Non c'è niente di meglio di un piccolo omicidio per tenere occupati i poliziotti.” Gli occhi di Jade si spalancarono e lei ansimò. Oh-mio-Dio! La bionda in auto. “L'hai uccisa?” Nick sorrise e fece altri due i verso di lei mentre lei, a sua volta, retrocedeva. “Già. Era una puttana. Ne avevo abbastanza di lei. Il che mi porta a te.” Le sventolò un dito davanti al viso, come se stesse sgridando un cucciolo. “Sei stata una bambina cattiva. Sono finito in prigione per averti scopata, ma quel fottuto maiale ti scopa ogni giorno. A me non sembra giusto.” Jade riuscì a percepire la follia nei suoi occhi. Ogni briciolo di umanità che poteva esserci stato anni fa era scomparso per sempre. Se non fosse riuscita a fuggire, l'avrebbe uccisa. Stuprata e uccisa, non aveva alcun dubbio a riguardo. “Ma sei fuori ora. E possiamo ricominciare.” Lui schioccò la lingua e scosse la testa. “No. Non nel modo in cui credo io.” I suoi occhi le ispezionarono il corpo, da capo a piedi, e la sensazione di disagio allo stomaco si intensificò. Ti prego, Alex, torna presto, pregò tra sé in silenzio. L'unica via d'uscita da quella situazione era riuscire a fuggire, anche se lui, con la sua massiccia stazza, l'avrebbe facilmente bloccata. Ne era certa. Con la coda dell'occhio notò l'entrata della camera da letto. La scala antincendio era proprio all'esterno della finestra della stanza. Aveva lasciato la finestra aperta? Non lo sapeva. Ma se fosse riuscita a chiudere a chiave la porta prima che la prendesse, avrebbe avuto tutto il tempo per aprirla. Era la sua unica opportunità. Girandosi, scattò verso la camera da letto. “Rendiamo tutto più difficile, vedo,” Nick le gridò alle spalle. Non osava guardare indietro, ma sapeva che la stava tallonando. Era più veloce di quanto avesse pensato. Afferrando la porta, la chiuse di botto, ma prima di poter avere modo di chiudere a chiave, lui si posizionò nel mezzo. Lei gridò e si avventò verso la finestra.

Aveva percorso appena un paio di metri quando si sentì afferrare per la vita da un braccio, fu quindi sollevata e gettata sul letto. Si racchiuse con le ginocchia al petto, ma lui fu su di lei ancor prima che si potesse muovere. Ringhiò quando le si gettò addosso, i suoi cento chili abbondanti le forzarono il viso contro il materasso, immobilizzandola. “Lasciami andare,” gridò mentre tentava di respirare. Strillò di nuovo, più per istinto, in realtà, che per la speranza di vedere esaudite le sue preghiere. Nick abbassò le labbra sul suo collo e la morse, tanto da farle male e farla gridare, ma non a sufficienza per ferirla sul serio. “Oh, bimba, non hai idea di quante volte mi sono masturbato pensando a questo momento.” Jade cercò di sgattaiolare da sotto di lui, ma era completamente sopraffatta. Lacrime di paura e frustrazione le colmarono gli occhi. Immagini della notte della festa cominciarono a riaffiorarle nella mente. Il ato le scorreva di nuovo davanti agli occhi. “Alex!” mugugnò da sotto di lui. L'avrebbe presa, e sapeva che tutto ciò che poteva fare era resistere e aspettare l'occasione perfetta per scappare.

*****

“Nessuna traccia di lui?” Alex chiese all'agente assegnato alla postazione fuori dal condominio di Jade. “No. Tutto tranquillo.” “Dannazione,” Alex si ò una mano tra i capelli per la frustrazione. Avevano trascorso l'intera notte e il giorno setacciando la città a caccia di Nick. Quando avevano scoperto l'auto che Jade aveva descritto avevano perso l'unica traccia che avevano. Nessuna sorpresa in merito al fatto che l'auto risultasse rubata ed erano in procinto di identificare la donna che vi era stata trovata all'interno. Tutto quello che poteva fare per ora era andare a casa da Jade e tenerla al sicuro fino al momento in cui avesse avuto più informazioni a disposizione.

Alex diede una pacca al tetto dell'auto di pattuglia mentre si raddrizzava in piedi. “Bene, allora. Puoi anche andare. Rimango io per la notte.” “Certo, certo.” Alex si girò e si incamminò lungo il viale per raggiungere l'edificio. Odiava aver dovuto lasciare Jade a casa da sola per tutto il giorno. Voleva essere accanto a lei, ma al tempo stesso voleva che quell'uomo tornasse dietro le sbarre, il luogo che gli apparteneva sempre più. Con Nick Robichaud dietro le sbarre, Jade sarebbe stata finalmente al sicuro. Entrando nell'ascensore, premette il pulsante per il piano e mentre l'ascensore saliva, una strana e insolita sensazione lo pervase. L'ascensore sembrava muoversi a una velocità dannatamente lenta. Quando le porte si aprirono, corse fuori e lungo il corridoio, estraendo la pistola mentre correva. Raggiunta la porta dell'appartamento di Jade, la udì gridare. Il grido gli echeggiò nella mente e alla velocità della luce entrò nell'appartamento. La camera da letto. Correndo verso la camera da letto, si raggelò. Jade era distesa sul letto e cercava di sfuggire, mentre Nick le stava abbassando i jeans. Portò la pistola all'altezza della schiena dell'uomo. “Alex!” Jade gridò. La rabbia che gli stava montando dentro gli suggerì di picchiare a morte quell'uomo, ma il poliziotto in lui gli disse di rimanere calmo. La situazione andava risolta per il meglio. “Allontanati da lei, Nick.” Nick si immobilizzò, e girò la testa per scorgere Alex. Un sorriso comparve sulle labbra dell'altro uomo mentre lasciava Jade e si alzava in piedi, alzando le mani e portandosele dietro la testa, intrecciando le dita. Nonostante le mosse di resa, Alex riusciva a vedere la resistenza nei suoi occhi. Non sarebbe stato facile mettere fine alla questione. “Bene, ecco l'agente Kane, qui a salvare la sua puttanella.” Tenendo gli occhi fissi su Nick, Alex diede un'occhiata a Jade che stava

scendendo dal letto per mettersi di fronte a Nick, rialzandosi i jeans. Le lacrime le stavano rigando le guance e stava trattenendo i singhiozzi. “Jade, tesoro.” Lo guardò, ma il suo sguardo era come perso. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Espirando, intrecciò il suo sguardo e annuì. “Sto bene.” “Jade. Chiama l'agente Torrance, digli che ho Nick in custodia. Vai e non tornare qui dentro.” “Va bene.” La sua attenzione tornò a Nick e con esitazione fece il giro del letto, sorandolo e uscendo dalla stanza. “Bene, bene. Agente Kane. Poiché mi hai rovinato l'occasione di sperimentare da me, com'è? Stretta? O l'hai allargata per bene ormai?” “In ginocchio, Robichaud.” Nick rise. “Oh, andiamo, da uomo a uomo. Starò via per un bel po' di tempo. Almeno dimmi qualcosina.” “In ginocchio, ora! Ti sparerò con piacere alle rotule se non lo fai.” Un lontano ronzio di sirene provenne dall'esterno. Nick schioccò la lingua. “Sembra che stiano venendo per me, eh?” “Non rendere tutto ancora più difficile.” Una parte di Alex sperava che lo fe, un'altra voleva ripagare Nick per il dolore fisico e psicologico che aveva inflitto a Jade tanti anni fa. Una parte di lui supplicava che Nick gliene desse motivo. “Te la sei persa quando era bambina. Peccato che mi sia preso la sua prima volta. Ricordi di quella stretta fica vergine mi danno ancora motivo di masturbarmi, dopo così tanti anni.” Il suono delle sirene dall'esterno si fece più intenso, erano a pochi isolati di distanza ora. L'appartamento sarebbe stato circondato da poliziotti nel giro di qualche minuto.

“In ginocchio e chiudi la bocca, non ti avviserò un'altra volta.” Il sorriso di Nick si fece più ampio. “Sì, signore.” Cominciò ad abbassarsi, ma con la rapidità di un ghepardo estrasse una pistola dalla parte posteriore dei pantaloni. Senza esitare per un secondo, Alex sparò due colpi, uno colpì Nick alla spalla, il secondo al petto. Nick sparò all'impazzata mentre ricadeva contro il letto, una scarica di pallottole finì contro le pareti alla sinistra di Alex. “Alex!” L'agente Torrance insieme a diversi altri colleghi entrò nella camera da letto, seguito da Jade. “È morto?” Uno degli agenti chiese entrando nella stanza. Nick ringhiò mentre l'agente Torrance lo disarmava. “No, ma c'è un bel po' di sangue. Abbiamo bisogno di un'ambulanza.” Rimettendo l'arma nella fondina, Alex si girò verso Jade, le cinse la vita con un braccio e la scortò fuori dalla stanza. “È finita, ora, tesoro.”

*****

Come sempre, uscendo dall'ascensore e vedendolo mentre la aspettava, il suo cuore batteva all'impazzata. Lui le rivolse un dolce sorriso che metteva appena in evidenza le fossette che aveva imparato ad amare così tanto. Come sempre, lui indossava i suoi jeans scoloriti preferiti con una maglietta che gli avvolgeva il petto. La mente la riportò a parecchie notti prima quando con le dita aveva disegnato i contorni dei suoi addominali perfetti e, al solo, pensiero, un'ondata di calore le si infiammò tra le gambe. Uscendo dall'edificio, gli diede un abbraccio. La sensazione di quel corpo massiccio contro il suo, sembrava chiederle di rimanere lì, a cullarsi nel tenero calore del suo abbraccio. Considerando quello che aveva ato nelle ultime settimane, l'unica cosa che voleva a quel punto era rimanere rannicchiata tra le sue braccia – al sicuro e protetta. “Come sta Nick?” chiese, mentre si allontanava da lui.

“Ha superato l'operazione, ma è ancora in condizioni critiche.” Jade annuì. “Anche se ce la farà, non ti farà più del male. Tornerà in prigione per il resto dei suoi giorni, non c'è dubbio in merito.” Non si erano mai detti esplicitamente 'Ti amo' – non ancora, ma era così evidente negli occhi di lui che non c'era bisogno di sentire quelle parole. Anche se sarebbe stato bello. Jade annuì. “Va bene. Dove andiamo?” Il sorriso di lui, anche se un po' esitante, si fece più ampio. “Ho una sorpresa per te.” La curiosità la stuzzicò e il piano di farlo soffrire ancora un po' svanì. “Cos'è?” Aprendo lo sportello del eggero della Jeep, la aiutò a salire. “Dovrai aspettare per scoprirlo, ce la farai?” Jade ringhiò e roteò gli occhi, nonostante si sentisse ancora un po' stordita. Nell'ultimo mese aveva scoperto che Alex non era il più romantico degli uomini, ma quando decideva di fare qualcosa sul serio, ci metteva tutto se stesso, facendo diventare tollerabili le sue piccole mancanze. Guidarono in silenzio, ma cinque minuti dopo aver lasciato lo stabile, sapeva già dove si stavano dirigendo. “Il parco?” Inarcò un sopracciglio verso di lui. Non erano più stati al parco dopo il loro primo memorabile appuntamento. “Già, ma pensavo che avremmo potuto fare una chiacchierata prima di arrivare là, per risolvere una questione in modo da poterci poi godere la serata.” Le rivolse uno sguardo per cercare di capire se condividesse l'idea. Jade annuì. “Va bene.” “Devi fidarti di me, Jade. Avresti potuto essere uccisa l'altro giorno e devo ammetterlo, la mia esistenza sarebbe stata distrutta se fosse accaduto. Devi capire che non c'è nulla che tu non mi possa dire o che possa fare che cambierebbe quello che provo per te. Non puoi tenere per te una cosa come

quella di Nick senza dirmelo. È mio dovere tenerti al sicuro e proteggerti.” Stringendole la mano, Jade gli rivolse un sorriso di scuse. Supponeva che si trattasse anche di una ferita al suo ego e, a posteriori, riconosceva il proprio errore. “Mi dispiace, Alex.” Parcheggiando, Alex spense il motore e poi si rigirò sul sedile per guardarla. “Siamo a posto? Niente più segreti?” Jade annuì e gli rivolse un sorriso. “Lo prometto.” “Ottimo. Ora tocca alla tua sorpresa.” La baciò rapidamente e poi scese dalla Jeep, affrettandosi verso il suo lato dell'auto. Nessuno di loro parlò fino al momento in cui raggiunsero la parte alta del parco, poi lui si fermò ed estrasse una sciarpa dalla tasca anteriore. “Che cosa hai intenzione di fare con quella?” Jade chiese osservando il foulard di seta con sguardo sospettoso e poi riguardandolo negli occhi. Seguendo il suo sguardo, lui ridacchiò. “No... no. Beh, almeno non ancora.” Inarcò le sopracciglia, il che la portò a roteare gli occhi e a ridacchiare. Dannazione, quest'uomo le entrava dentro: al tempo stesso, amava e odiava il fatto che ci riuscisse. Fermandosi dietro di lei, le coprì gli occhi con il soffice materiale e l'aggiustò in modo che non potesse vedere nulla. Lei sobbalzò di sorpresa mentre lui improvvisamente la sollevava tra le braccia e la teneva stretta contro il petto, proseguendo sul sentiero con il suo corpo accoccolato tra le sue braccia. Jade gli fece scivolare un braccio attorno al collo e appoggiò la testa sul suo petto, scossa dal rapido battere del suo cuore. L'aroma della sua colonia speziata le avvolse le narici, come se fosse un richiamo. Sollevando la bocca, gli schioccò un leggero bacio sul collo e poi sorrise avvertendo un leggero mugugno proveniente da lui. “Comportati bene fino a quando arriviamo,” la ammonì. Il che, invece di fermarla, la stuzzicò ulteriormente.

Qualche minuto più tardi, si fermò e lentamente la rimise in piedi. Si posizionò dietro di lei e la sistemò verso la destinazione desiderata. Una volta posizionata, le tolse la benda e tutto quello che Jade poté fare fu rimanere a bocca aperta davanti allo spettacolo. “È meraviglioso,” riuscì finalmente a spiccicare. Poco prima di andare a prenderla, Alex doveva essere venuto al parco per preparare il picnic più romantico che avesse mai visto. Una coperta a scacchi ricopriva il terreno con accanto un cestino di vimini e una bottiglia di vino. Le candele erano accese e il fuoco rosso e arancione illuminava il crepuscolo. Un enorme mazzo di rose e una scatola di cioccolatini completavano l'opera, e la aspettavano sulla coperta. Avvolgendole la vita con le braccia, Alex le affondò il viso sul collo. A suon di baci, si fece strada dalle clavicole al lobo dell'orecchio. Ogni bacio le inviava un brivido e quando fu arrivato all'orecchio, l'intimità le si era trasformata in un vero e proprio inferno bisognoso delle sue attenzioni. “Avrei ingaggiato anche una banda musicale, ma mi sembrava di esagerare un tantino.” Jade rise e asciugò una lacrima che stava per sfuggirle sulla guancia. “No, è perfetto.” “Ti amo, Jade.” Chiudendo gli occhi, Jade sospirò e si cullò nella sensazione delle sue braccia attorno a lei mentre rifletteva sulle parole che aveva appena udito. Sapeva che l'amava, lo aveva percepito da qualche settimana, ma sentirglielo dire così dolcemente all'orecchio mentre ammirava quello che aveva fatto per lei la rese felice, al settimo cielo. Guardandolo, gli sfiorò il mento con la punta delle dita e reclamò quelle labbra sulle sue. “Anch'io ti amo,” gli sussurrò contro le labbra. Le labbra di lui la catturarono con una ione che le mozzò il fiato. Facendogli scorrere una mano dietro il collo, lo baciò con un trasporto equivalente a quello di lui. Riusciva a percepire il suo cazzo che rapidamente cresceva contro il suo sedere e con il corpo cominciò a dimenarsi contro quell'invitante sagoma attraverso gli strati di vestiti.

“Jade,” ringhiò contro la sua bocca. “Vuoi mangiare...?” “Più tardi.” Roteando tra le sue braccia, lo guardò, gli si strinse contro e lo fissò. “Sei il mio eroe, lo sai.” Le fece scorrere una mano lungo la coscia, agganciando il pollice al sottile elastico delle mutandine, abbassandole. Caddero sul suolo e lei se ne liberò. Le avrebbe trovate più tardi, si disse. O forse no, erano un piccolissimo problema di cui occuparsi in quel momento. “Hmmm. Eroe, eh?” sorrise mentre la dirigeva verso la coperta. Raggiungendo l'orlo della coperta, lei si sedette, reclinandosi all'indietro e sostenendosi sui gomiti. Guardandolo mentre la torreggiava, si prese il labbro tra i denti e gli rivolse un ghigno malizioso. Divaricò le gambe e sollevò la gonna per esporgli la sua fica umida. La voglia gli si accese negli occhi mentre si abbassava sulla coperta accanto a lei e le faceva scorrere le punta delle dita lungo la gamba, cominciando dal ginocchio lentamente facendosi strada verso l'alto. Le sue labbra si impossessarono di quelle di lei, una volta ancora, la lingua si insinuò tra le sue labbra mentre lei gemeva. Il corpo di Jade era in fiamme per l'aspettativa di averlo. A ogni centimetro che le sue mani guadagnavano, le fiamme le si accendevano dentro. Quando le sue dita raggiunsero le labbra dell'intimità, lei riuscì a percepire le secrezioni che via via fuoriuscivano, facendosi strada tra le natiche per approdare sulla coperta sotto di sé. Lasciando scorrere un dito tra le dolci pieghe, Alex la stuzzicò dal sedere al clitoride. Si fermò su quest'ultimo, per circondarlo e solleticare quel bottoncino turgido. Jade gli si aggrappò ai bicipiti mentre lui la stuzzicava. Proprio quando pensava di non poter resistere un singolo istante ulteriore della dolce tortura, lui si fermò e rimosse la mano nonostante i suoi mugugni di protesta. Sporgendosi in avanti verso il suo stomaco, lui si posizionò dietro di lei. Afferrandole i fianchi la sollevò sulle mani e sulle ginocchia davanti a sé, poi le sollevò la gonna sopra il sedere. Jade rabbrividì mentre la sua fica bagnata rimaneva esposta all'aria frizzante.

Mentre si dimenava e gemeva per la sensazione di quella mano che la toccava con tale sapienza, udì il suono della zip che si abbassava e un fruscio di abiti. Dimenò il sedere, tentandolo. “Sei così impaziente,” la sgridò, rimpiazzando il dito con la punta della sua asta e facendola scorrere lentamente – troppo lentamente – avanti e indietro in lunghezza. “Ti prego.” Il corpo le vibrava e aveva lo stomaco sottosopra mentre aspettava che le venisse offerto il tanto desiderato sollievo. Dopo aver lasciato scorrere il membro avanti e indietro per tutta la lunghezza della fessura, dal sedere al clitoride, e viceversa, si posizionò all'entrata della sua pulsante intimità. Lei si dimenò ancora contro di lui, nel tentativo di impalarsi su quell'eccitante asta massiccia. Lentamente – in maniera atroce – lui si fece strada dentro di lei. Ogni volta che tentava di dimenarsi contro di lui per farlo affondare in profondità, lui si ritraeva. Quel tormento e quella tortura erano eccitanti e frustranti al tempo stesso. Poi, all'improvviso – per sua gioia e sollievo – lui le afferrò con forza i fianchi e la tirò a sé, impalandola completamente. Lei gridò mentre la sua massiccia asta la riempiva in profondità. Si trattenne a fondo per qualche istante, fino a quando il dimenarsi di lei divenne impossibile da tollerare. Quando cominciò a muoversi dentro di lei, il ritmo fu veloce e insistente, ritraendosi quasi del tutto prima di martellarla a fondo una volta ancora; la punta del suo duro, massiccio cazzo le solleticava le pareti interiori. A ogni spinta i suoi mugugni e gemiti divennero più intensi. Rapidamente e all'improvviso fu sorpresa dal primo orgasmo. Gridò il suo nome e impugnò la coperta mentre la fica si contraeva e poi emetteva una fluida ondata di secrezioni sul suo palo. Ma lui sembrava spietato, non aveva intenzione di permetterle di godere di un istante per riprendersi e prima ancora di avere occasione di riprendere il fiato, si ritrovò a scalare le vette del piacere una volta ancora. “Andiamo, tesoro, voglio sentirti venire su di me di nuovo.” La portava sempre più in alto, verso il limite, e non riusciva ad averne abbastanza – di lui. La combinazione del suo cazzo che la riempiva in modo

meraviglioso e il debole fruscio delle sue palle che sbattevano contro la sua carne morbida la portò a implorare un altro po' di sollievo. Facendo scorrere le mani tra le sue gambe, con le dita cominciò a strofinarle il clitoride. Furono sufficienti pochi secondi perché lei cominciasse a percepire un'altra intensa ondata in tutto il corpo, lungo la spina dorsale e poi giù, verso un'esplosione finale tra le gambe. “Mio Dio, Jade, non credo di poter durare di più,” Alex ringhiò, affondando dentro di lei con maggior intensità e velocità. “Vieni... per... me... Alex!” riuscì a mugugnare tra le spinte. Ogni affondo le inviava un sussulto di piacere. E anche se adorava quella sensazione, desiderava ardentemente sentire il suo caldo seme schizzare in profondità. Dopo parecchie altre spinte, avvertì il suo cazzo diventare duro come marmo dentro di sé; sembrava pulsare in profondità. Poco prima di venire, lui mugugnò, tirandola più forte a sé e lasciandosi andare, riempiendola completamente con il suo seme. La sua spinta finale e la sensazione del suo caldo sperma che le riempiva la fica la portarono in estasi e si sentì stordita dal piacere. Debole e sovrastata dall'orgasmo, si lasciò cadere sulla coperta con Alex accanto. Ancora ansante, gli permise di prenderla tra le braccia. Quando il battito cardiaco e il respiro tornarono alla normalità, si accoccolò più vicina contro di lui e lo guardò. Alex le ò una mano tra i capelli, osservando le sue lunghe ciocche castane scorrergli tra le dita. “Stavo anche pensando a un'altra cosa.” “Uh-huh,” mormorò lei contro il suo collo, picchiettandogli la carne con la lingua. “Mmmm, fermati o non riuscirò mai a terminare quello che devo dire.” Sogghignando, Jade lo guardò fisso in quei meravigliosi occhi. “Scusa.” “So che è ato solo un mese, ma poiché stiamo già vivendo insieme per la maggior parte del tempo, pensavo che potremmo trovare un nuovo accordo. Pensavo di comprare una nuova casa, e vorrei che tu la cercassi con me.”

Era ancora un po' diffidente, quello l'aveva capito. Quindi, quello che stava offrendo, la promessa di un futuro insieme, era più di quanto avesse potuto sperare in quel momento. “Quindi potresti vivere con me là,” aggiunse, scambiando il suo silenzio per un malinteso in merito a quanto aveva appena detto. Portandole una mano sulla guancia, si spose in avanti lo baciò. “Ho capito.” “Quindi...” la esortò. “Naturalmente, mi piacerebbe.” Alex si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. “Bene, perché ho fissato un appuntamento per domani con l'agente immobiliare.” Jade inarcò un sopracciglio. “Presuntuoso?” Lui le fece scorrere una mano tra i lunghi capelli setosi una volta ancora e la guardò intensamente. “No, solo speranzoso.”

Fine

Dall'autore

Come promesso nei miei blog promozionali per questa nuova serie di libri, ruberò un momento al termine di ogni libro per svelarvi quali parti del testo provengono dalla mia reale esperienza come ragazza di una caffetteria. Quindi, eccole qui:

* L'Uomo Culo – L'uomo culo esisteva sul serio. Ogni notte in cui lavoravo, aveva sempre qualcosa di nuovo da mandarmi a prendere e, qualsiasi cosa volesse, implicava sempre il fatto che mi dovessi piegare, in modo che lui potesse fischiare. A suo beneficio, devo ammetterlo, lasciava delle ottime mance.

* Il resoconto della zona del magnaccio – La caffetteria in cui lavoravo era davvero all'angolo di quello che era conosciuto come 'la zona del magnaccio' e mi veniva spesso chiesto dagli agenti che si fermavano per il loro caffè della notte di fare loro un resoconto della serata, un 'resoconto sul magnaccio'.